“Non si è mai pronti a partire per l’Africa, i vaccini mai sufficienti e le informazioni incerte e quel vago senso di paura dell’ignoto”. Iniziano così gli appunti di viaggio di Giuseppe Cusumano che in
Africa ci è andato, e continua ad andarci a scadenza periodica con il sorriso dei bambini sempre in testa e un’idea sempre nuova per dare loro una mano di aiuto. Il quarantenne direttore di banca ragusano, di origini catanesi, non sa dire se sia o no il mal d’Africa, ma con poche parole spiega: “Si va lì con la convinzione di dover dare loro aiuti civili e torni a casa con la consapevolezza che sono gli africani ad averti cambiato la vita”.
Da quel primo viaggio nel continente nero sono passati ormai alcuni anni e Giuseppe Cusumano ha raccontato suggestioni, ricordi, esperienze e incontri attraverso un libro Quaderni tanzani il cui ricavato viene devoluto alle attività della missione salesiana del siciliano Padre Salvatore Ricceri in Tanzania. Tra le attività realizzate grazie alla generosità di privati e aziende è stata per esempio realizzata una struttura scolastica.
“I bambini di alcuni villaggi percorrono chilometri a piedi, attraversando la savana di notte per raggiungere la scuola – racconta Giuseppe Cusumano – molti di loro purtroppo però non fanno rientro a casa, perché sbranati da leoni, iene, o uccisi da serpenti velenosi. Dopo aver visto i brandelli di un bambino fatto a pezzi è nata la decisione che avremmo dovuto aiutarli e in fretta a costruire una scuola vicino al loro villaggio. E questo abbiamo fatto: sono state messe su due aule”.
Di ricordi, sorrisi, sguardi ne ricorda tanti, li racconta con partecipazione. Se gli si chiede di scegliere un aneddoto per sintetizzare la sua esperienza in Africa, Cusumano non ha esitazione. Si commuove quando ricorda il sorriso e le sofferenze di Frank. “E’ un ragazzino caduto da un albero. Si è spezzato la colonna. È rimasto per cinque mesi sdraiato su un letto di gommapiuma, mosche e puzza di piscio. Aveva piaghe sanguinanti e le lenzuola attaccate alle ferite. I primi mesi la madre lo ha affidato alle cure di uno stregone. Il bambino ha iniziato a non mangiare più. E non sorrideva. Quando con Padre Salvatore siamo andati a conoscerlo la scena ai nostri occhi era straziante: Frank aveva piaghe da decubito ovunque, profondissime e molto dolorose. Faceva pipì dentro una bottiglia di plastica. Era malnutrito e demotivato”.
Il piccolo è stato medicato e affidato alle cure dell’ospedale di Tungamalenga. “Oggi sta meglio, è su una sedie a rotelle costruita con strumenti rudimentali ma può muoversi e giocare con altri bimbi. E sta imparando a suonare il clarinetto” racconta Giuseppe Cusumano.
Le organizzazioni non governative che operano sul territorio spesso non vedono di buon occhio gli aiuti che arrivano dai civili. La cooperazione allo sviluppo è finalizzata a rendere autonome queste popolazioni perché un giorno possano vivere e sopravvivere con propri mezzi. Glielo facciano notare. Cusumano non si scompone. “Sono assolutamente d’accordo – dice – noi abbiamo dato loro degli aiuti questo è vero. Ma nella missione di Padre Salvatore loro imparano a lavorare, rendersi autonomi e vengono formati perché possano un giorno sviluppare una propria attività. Donare è comunque sempre una grande esperienza. Sono loro che arricchiscono me”. Lo dice mentre ci mostra la foto di Frank che sorride sulla sua inusuale sedia a rotelle. In mano tiene il suo clarinetto.
Solo chi ha una sensibilità come la tua può osservare fiori crescere lungo un sentiero polveroso.
Grazie.