Un incontro in cui ad essere protagonisti sono stati i giovani. Evento promosso dalla Rete Communia Fondazione di Partecipazione ETS e ospitata da Fondazione Èbbene nell’Hub di Prossimità Spazio 47.
Un’occasione per parlare di beni comuni, si è parlato di spazi, di giovani, di sviluppo e territorio. Studenti liceali e universitari e giovani attivi sul territorio, hanno partecipato al primo momento previsto dall’incontro. Il Laboratorio di Futuro curato da Ethics4Growth.
Confronto e riflessioni condivise grazie a Giuseppe Macca e Caterina De Benedictis, che dopo varie esperienze in Italia e all’Estero hanno scelto di tornare e investire sulla Sicilia e di guidare i giovani nella costruzione consapevole del loro futuro.
A moderare il successivo dibattito con gli speakers presenti nella terrazza di via Nuovalucello 47 HI e collegati in streaming Elisa Furnari, presidente di Fondazione Èbbene, che ha coordinato i lavori e gli interventi.
«La carovana è un momento simbolicamente significativo nei territori che vogliono sviluppare il tema dei beni comuni – ha detto Cinzia Rossi, tesoriere della Rete Fondazione Communia.
Rete Communia. La partecipazione dei giovani
La nostra Fondazione, che ad oggi conta 122 nodi di rete, sta raccogliendo l’espressione di bisogni fondamentali in un momento in cui tutti avvertiamo l’esigenza di un cambiamento profondo legato alla pace e al futuro sostenibile. E in questo processo gioca un ruolo fondamentale la partecipazione dei giovani».
Pensiero condiviso anche da Giuseppe Renda, coordinamento progetto Sibater – Banca delle Terre, che ha co-finanziato l’organizzazione dell’iniziativa.
Un tema, quello del recupero del territorio, molto sentito anche e soprattutto in Sicilia, come conferma l’assessora ai servizi sociali e alle politiche per la famiglia del Comune di Catania, Adriana Patella.
«La mia esperienza è un messaggio per i giovani, in cui mi rispecchio molto. Ho studiato Lingue con l’idea di andare via, ma durante gli anni dell’Università ho iniziato un percorso che mi ha portato ad essere cittadina attiva, a occuparmi del bene comune. Un’esperienza che mi ha entusiasmato a tal punto da volerla ampliare sul territorio. Ai giovani consiglio di essere curiosi – ha aggiunto – di guardarsi attorno, di capire come possono contribuire al futuro con il proprio talento e le proprie competenze».
Di cittadinanza attiva e beni comuni ha parlato anche Mirko Viola di Città Insieme. «Il lavoro che hanno fatto i ragazzi durante il Laboratorio di Futuro li ha portati a immaginare come saranno le
città fra 40 anni. Bisogna riprogettare le città, ripensare i servizi. È tempo che le persone creative si mettano in gioco e sono convinto che la sfida è all’altezza dei loro sogni».
Rete Communia e Hub Spazio 47
Alle sfide e ai sogni ha fatto riferimento anche Edoardo Barbarossa, fondatore di Fondazione Èbbene, parlando dei giovani che animano l’Hub Spazio 47.
«È un luogo evocativo perché nasce dalla volontà di tanti giovani di mettersi in gioco. Bisogna offrire ai giovani spazi e strumenti per progettare il loro domani».
«Esiste un mondo di comunità digitali che produce beni comuni digitali – ha affermato nel suo intervento Davide Arcidiacono, Università degli Studi di Catania e Comitato scientifico di Fondazione Èbbene – Una conoscenza che co-produciamo e co-governiamo lasciando che sia patrimonio di tutti. Ma sono pseudo comunità, dove c’è interazione ma non relazione, che invece è alla base della comunità».
A chiudere gli interventi Florinda Saieva di Farm Cultural Park, che è tornata sul tema di chi va e di chi resta.
«Bisogna capire chi va cosa trova e chi torna cosa fa. Il tema è quello di lasciare che i giovani possano scegliere se andare o restare. Tra Parigi e Favara ho scelto Favara, perché c’è la mia famiglia di origine e perché sono convinta che la vera opportunità per la Sicilia è che si inizi a costruire. E dal 2010 a oggi una serie di incontri e attività ci ha portato a restituire a Favara la dimensione della possibilità. Perché quando si comincia a investire in bellezza e nelle risorse del territorio si riscopre la voglia di fare, di esserci, di costruire».
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