L’uovo non c’era ma la sorpresa sì. Un concorso nazionale legato alla vendita di uova pasquali. Due province coinvolte, quella di Frosinone e quella di Agrigento. 50 euro in buoni spesa per i vincitori.
Fin qui nulla di strano se non che, dei 4.000 buoni in palio nel concorso, appunto nazionale, ben 1.350 – percentuale un po’ troppo alta per trattarsi di una coincidenza – vengono assegnati agli abitanti di queste due città.
La Dea della fortuna si sa è bendata, ma i titolari dei due supermercati coinvolti no. Anzi ci hanno visto bene fino a quando non è però intervenuta la Procura distrettuale di Catania.
Le indagini hanno infatti svelato che i vincitori dei buoni di acquisto erano tutti parenti e amici dei titolari dei supermercati di Frosinone e Agrigento. Dagli accertamenti è anche emerso che gli scontrini fiscali per partecipare al concorso erano stati grossolanamente contraffatti e, in maniera poco ortodossa, le vincite erano state comunicate via telefono da utenze intestate ai titolari dei supermercati e ai loro parenti. Inoltre, ecco la sorpresa che non c’è, sempre secondo l’accusa, nelle date in cui sono avvenute le vincite, entrambi i punti vendita non avevano ancora messo le uova pasquali sugli scaffali.
Una truffa che ha a che fare con le uova di cioccolato suona quasi pittoresca, e a ben vedere 50 euro per la spesa oggi non sono una grande cifra. Tuttavia il fatto che sia stata ideata in famiglia richiama alla memoria numerose vicende dove la dea della fortuna ci ha visto bene, così bene, come nel caso Deauville, da essere stata “telecomandata”. I parenti a spartirsi la vincita in quel caso furono “solo” tre, due fratelli e una sorella, ma la somma fu ben più alta: oltre 1 milione di euro al cambio d’oggi. Parliamo di circa 40 anni fa ma la cifra ai quei tempi aveva un valore di acquisto più alto rispetto a quello odierno. Ed forse è per questo motivo che il caso si ricorda ancora come una delle più grandi truffe messe a segno in Francia.
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