E’ stata firmata nella sede dell’ex Distretto Militare, oggi Centro Documentale dell’Esercito di Catania (CeDoc), una convenzione tra il Ministero della Difesa, l’Agenzia del Demanio e l’Accademia di Belle Arti di Catania.
L’oggetto della convenzione è la ristrutturazione e la valorizzazione di un grande monumento funerario del periodo romano (età imperiale) poco conosciuto dalla cittadinanza catanese, che oggi è in minima parte visibile all’interno dell’ex convento del Carmine in piazza Carlo Alberto a Catania (dichiarato bene di interesse storico-artistico nell’ottobre del 2007), cioè dentro la caserma “Antonio Santangelo Fulci” sede del Centro Documentale.
L’Accademia di Belle Arti di Catania ha chiesto l’accordo delle autorità militari e demaniali visto che l’area sulla quale si dovrà eseguire, a proprie spese, un intervento di recupero e valorizzazione artistico-culturale, ricade nell’ambito della giurisdizione militare del Demanio dello Stato. Il comandante della Regione Militare Sud, Gen. Div. Corrado Dalzini ha espresso il suo parere favorevole all’iniziativa e ha indicato l’iter che l’Accademia avrebbe dovuto seguire per ottenere le autorizzazioni per intervenire all’interno di una struttura dell’ESERCITO ITALIANO.
L’ iter si è concluso l’otto febbraio scorso, con la firma contestuale, alla presenza del colonnello Giuseppe Fontana, comandante del CeDoc, della dott.ssa Maria Zambito, delegata del Ministero della Difesa, dell’ingegnere Salvatore Campagna delegato dell’Agenzia del Demanio e dell’architetto Virgilio Piccari, attuale direttore dell’Accademia di Belle Arti.
La firma della convenzione è il passaggio fondamentale per dare il via a quello che si preannuncia come un evento importante sia per una istituzione di alta formazione artistica come l’Accademia di Belle Arti sia per la città di Catania sia per la valorizzazione del patrimonio storico-archeologico artistico catanese. Con i lavori si potrà quindi procedere all’intervento di recupero e valorizzazione che consisterà, secondo il progetto dell’architetto Enrico La Rosa, nel riportare alla luce una intera parete esterna dell’edificio funerario romano ed anche la riapertura di un ingresso che permetterà di visitare quello che resta della cella funeraria. Il monumento, che tuttavia rimarrà per buona parte inglobato all’interno delle mura del convento settecentesco, ha una lunga e particolare storia che, secondo la tradizione seicentesca riportata da alcuni eruditi del tempo, avrebbe visto la prima sepoltura di sant’Agata e di san Leone II il taumaturgo, vescovo di Catania. Aldilà della tradizione il monumento funerario ha dimensioni notevoli per la Sicilia, visto che occupa quasi cento metri quadrati ed è alto sei metri.
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