“Il futuro non si può racchiudere in un luogo”. E se lo dice Luca Parmitano c’è da crederci. L’astronauta invita i ragazzi di Intercultura a raccogliere le sfide, superare gli ostacoli e a guardare al di là dei confini della propria terra. È arrivato a sorpresa oggi a Palazzo dei Chierici a Catania per un incontro organizzato da Annamaria Simili e dallo staff dell’associazione che promuove e organizza scambi ed esperienze interculturali, inviando ogni anno circa 1800 ragazzi delle scuole secondarie a vivere e studiare all’estero. E accoglie nel nostro paese un migliaio di giovani di ogni nazione che scelgono di arricchirsi culturalmente trascorrendo un periodo di vita nelle nostre famiglie e nelle nostre scuole.
E Parmitano deve proprio a uno di questi scambi la scelta della sua carriera. Gli è talmente grato che, dopo aver parlato del suo libro “Volare, 166 giorni con @astro_luca” edizioni Rai-Eri, prefazione di Fabio Fazio, che sarà presentato il primo dicembre nel Palazzo dell’Aeronautica a Roma, ha promesso che i proventi saranno devoluti proprio a Intercultura. Si emoziona la sua ex insegnante Maria Teresa Ciancio. Lo abbraccia non appena arriva. “Che bella sorpresa” gli dice sorridendo. E gli sta vicino durante l’incontro.
“Se non avessi fatto la mia esperienza all’estero non avrei fatto l’astronauta – dice – il mio host father era un militare e ha risvegliato in me la passione per il volo. Quando sono tornato in Italia a 17 anni sapevo già cosa volevo fare da grande. Uscire fuori ha allargato i miei orizzonti. Sono molto legato a questa città ma è giusto anche veder cosa c’è al di là di questa terra”.
Racconta la sua vita nello spazio, i dialoghi con i colleghi, la lingua che si parla. E lui sorridente sorprende tutti. Parliamo il runglish, un po’ russo, un po’ inglese. E subito dopo si concede a foto e autografi.
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