L’Università degli studi di Catania immatricola sei detenuti


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Un accordo tra l’Università degli studi di Catania, l’assessorato all’Istruzione della Regione, gli atenei siciliani, il Provveditorato regionale per l’amministrazione penitenziaria e il Garante dei diritti ha dato ai detenuti la possibilità di potersi immatricolare.

Un’ apertura del mondo accademico di grande rilevanza che consente e promuove il diritto all’istruzione universitaria all’interno dei poli penitenziari.

A volerlo fortemente è il rettore Francesco Priolo e i docenti Fabrizio Siracusano e Teresa Consoli, referenti per l’Università di Catania ai rapporti con i Poli universitari penitenziari.

L’emergenza sanitaria non ha bloccato le trattative che sono arrivate fino alla firma dell’accordo.

In questo modo si garantisce per l’anno accademico in corso l’iscrizione agevolata di sei studenti attualmente reclusi oltre all’assistenza didattica (compresi gli esami).

Inoltre è possibile il recupero degli Obblighi formativi aggiuntivi e la possibilità di seguire le lezioni a distanza.

Una realtà promossa dalla Crui tre anni fa con l’istituzione della Conferenza Nazionale Universitaria dei Poli Penitenziari a cui l’ateneo catanese ha aderito dal dicembre scorso.

L’iniziativa è stata lanciata più di 20 anni fa a Torino e replicata in numerose altre sedi universitarie, oggi sono coinvolti quasi 40 atenei che operano in oltre 80 istituti penitenziari.

Università degli studi: le aree più frequentate

Le aree disciplinari più frequentate dagli studenti in regime di detenzione sono quella politico-sociale (25,4%) seguita dall’area artistico-letteraria (18,6%), giuridica (15,1%), agronomico-ambientale (13,7%), psico-pedagogica (7,4%), storico-filosofica (7,3%), economica (6,5%) e altre (6%).

In futuro la CNUPP sarà impegnata a migliorare la qualità della formazione dei detenuti attraverso modelli didattici innovativi.
Previsti anche miglioramenti della formazione del personale dell’amministrazione penitenziaria e dello sviluppo di attività di ricerca sulle problematiche carcerarie.

Il cittadino condannato può intraprendere una formazione universitaria utile al proprio capitale umano, strumento indispensabile per ridurre i rischi di recidiva, con benefici per il singolo e per tutta la società italiana.

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