A guardarla non si direbbe, ma Carmela D’Urso, che gode di buona salute e di ottima memoria, il 28 giugno, ha compiuto cento anni. A festeggiarla affettuosamente i tanti amici e la sua numerosa famiglia, tra cui: le due figlie, Lina e Giuseppa; i nipoti: Agata, Salvatore, Angelo, Graziella, Carmela ed i pronipoti. Il Sindaco di Mascalucia, Giovanni Leonardi; il Vicesindaco, Fabio Cantarella; gli Assessori, Giuseppe Pappalardo e Michelangelo Sangiorgio; la Bibliotecaria comunale, Maria Grazia Sapienza e la Responsabile dei Servizi Scolastici e Culturali, Daniela Ventura hanno consegnato alla festeggiata un mazzo di fiori ed una targa ricordo da parte dell’Amministrazione Comunale.
Nata cento anni fa a Gravina, la signora Carmelina (come tutti la chiamano) si è trasferita a Mascalucia all’età di dieci anni e nel 1933 si è sposata con Angelo Longo, scomparso ormai da quasi quarant’anni.“La vita è dura, ci sono momenti difficili da attraversare,- ha commentato la festeggiata- ma il Signore mi ha dato la grazia di lavorare ed io l’ho sempre fatto finché ho potuto”. Negli anni Cinquanta, la signora Carmelina ha messo in piedi una cooperativa di ricamatrici, dando lavoro a, circa, settanta donne di ogni età provenienti da Mascalucia e da diversi paesi dell’hinterland catanese. Carmela D’Urso, alacre lavoratrice, ha infatti ricamato diversi stendardi, tra cui: lo stendardo del santo patrono di Mascalucia, San Vito Martire e lo stendardodell’Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali di Mascalucia. E con l’Unitalsi Carmela D’Urso ha fatto da accompagnatrice agli ammalati nei pellegrinaggi francesi. “E’ sempre stata generosa ed altruista- ha testimoniato la nipote Salvatrice Reina- non si è mai risparmiata con nessuno, tanto che è amata e rispettata da quanti la conoscono”. Sempre pronta a dare una mano a chi ne ha bisogno, la centenaria mascalucese, durante il secondo conflitto mondiale, diede ospitalità ed aiuti a diverse famiglie catanesi scampate ai bombardamenti. A chi l’ha festeggiata non ha chiesto regali, ma un contributo da devolvere in beneficenza.
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