Matrimonio: ci si sposa ancora? Le percentuali parlano chiaro


I dati parlano chiaro: il 20% delle coppie sposate  divorzia entro i sette anni. E da questa percentuale non sono esenti le coppie omosessuali.  L’indissolubilità del sacro vincolo del matrimonio sembra ormai un lontano ricordo, ma allora perché continuare a sposarsi? Fondamentalmente la risposta è ancora la stessa: ci si sposa per amore. Magari è proprio questo il problema: “In nome dell’amore si fanno molti errori, anche il matrimonio” ironizza  la giudice Rosaria Maria Castorina. La presentazione del saggio di Gian Ettore Gassani Vi dichiaro divorziati- Come cambia il matrimonio in Italia, tenutosi ieri alla Feltrinelli di Catania, si è rivelata di fatto un’occasione ghiotta e interessante per una riflessione antropologica, sociologica, psicologica e giuridica sul matrimonio stesso.  Ad affiancarlo per l’occasione, c’erano infatti oltre alla già citata Rosaria Maria Castorina, Giudice del Tribunale Civile di Catania; Rosalia Condorelli, Ricercatore di Sociologia presso il Dipartimento di scienze politiche e sociali dell’Università degli Studi di Catania; e Liria Grimaldi Di Terresena, Psichiatra e Psicoterapeuta, professoressa Aggregato di Psichiatria presso l’Università degli Studi di Catania nonché Direttore ISEC (Scuola di Psicoterapia Cognitiva Catania). Innanzitutto la legislatura. Il divorzio arriva in Italia solo negli anni’70, sempre in ritardo nei confronti delle esigenze della  società civile, ma da allora come ha influito nel cambiamento della società stessa? La struttura della legislazione ha forse cambiato anche quella della famiglia? Il divorzio è la conseguenza dell’aumento delle separazioni o ultimamente ne costituisce la causa? Prima degli anni’50 era naturale e scontato sposarsi e non lasciarsi più, l’eterosessualità era l’unica possibile visione dell’amore e la sola base solida per una famiglia. Tuttavia alle tante costruzioni sociali a cui abbiamo assistito negli anni, corrispondono modi sempre diversi e nuovi di amarsi. “Assistiamo oggi ad una ristrutturazione dell’amore – afferma Rosalia Condorelli- un amore ormai contingente, amore liquido in una società liquida, che non aspira più al concetto romantico dell’eterno ma si spinge piuttosto verso la contingenza. La libera scelta torna dirompente e si punta alla parità dei partner nel rapporto. In poche parole finchè entrambi avranno un benificio allora sarà giusto stare assieme.” Secondo Liria Grimaldi di Terresena sono due le ragioni del cambiamento del matrimonio e dell’aumento del divorzio: una di ordine antropologico, una di ordine psicopatologico. “Le motivazioni per sposarci oggi sono antropologicamente e socialmente cambiate. Prima ci si sposava per andare incontro a dei vantaggi: la donna cercava protezione e mantenimento, l’uomo l’accudimento. Oggi la donna lavora e l’uomo sa badare perfettamente a se stesso”.  Paradossalmente quindi oggi ci si sposa davvero solo per amore. L’unico modo per avere figli o una vita sessuale assicurata, prima era il matrimonio, oggi entrambe le cose possono aversi con relative facilità al di là di questo. Eppure continuamo a sposarci e a cercare disperatamente di vivere in coppia. “Non si è socialmente ben accetti se non si è in coppia – continua Liria -Ancora oggi assistiamo ad un fenomeno direi patologico: la ricerca compulsiva del partner. Il partner purchè sia. Senza compagno/a si cade in depressione, si vive nell’ansia della continua ricerca, e quindi appena si ritrovano nell’altro delle caratteristiche anche  superficiali appena sufficienti si decide di vivere in coppia.” I risultati si vedono dopo.

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