È in forte crescita il numero di stranieri minorenni che, scappati dai centri di prima accoglienza, vivono per strada o si accampano nelle stazioni. Nelle ultime settimane, è stato segnalato un gruppo di giovanissimi eritrei ed etiopi che, disorientati e in balia di se stessi, vagano nei pressi della stazione di Catania. La grave situazione, che non riguarda soltanto la città etnea ma gran parte della Sicilia orientale, è stata denunciata dall’associazione AccoglieRete Onlus, che ha sede a Siracusa e dal 2013 si occupa della tutela dei minori stranieri non accompagnati. Per approfondire la delicata questione, Sicilia & Donna ha intervistato Federica Bonifacio, operatrice legale di AccoglieRete.
Cosa puoi dirci di questi minori stranieri lasciati in balia di se stessi alla stazione di Catania?
“Purtroppo si tratta di un fenomeno ampiamente diffuso che da giugno si è intensificato. Dopo aver ricevuto delle segnalazioni, il 13 e il 14 luglio mi sono recata alla stazione di Catania, insieme ad altri membri dell’associazione. Il primo giorno i minori, di età compresa tra i 12 e i 16 anni, erano una ventina, il giorno successivo circa 30. La maggior parte di loro è di nazionalità eritrea, mentre gli altri provengono dall’Etiopia. Abbiamo provato ad ottenere da loro qualche informazione e ci hanno raccontato di essere scappati dai centri di prima accoglienza di Catania, Siracusa e Caltanissetta. Alcuni ragazzi eritrei hanno riferito di essere fuggiti dal porto di Augusta, dove sono state allestite delle tende.”
Avete proceduto con la segnalazione dei minori alle istituzioni?
“Sì, li abbiamo segnalati alla Procura della Repubblica e ai servizi sociali. Molto probabilmente, i ragazzi sono stati notati da altre associazioni che gli forniscono indumenti e dalla Caritas per i pasti. Quello che ci preoccupa maggiormente è l’indifferenza delle istituzioni.”
Quali sono i motivi principali che spingono i ragazzi a fuggire dai centri di prima accoglienza?
“È evidente che in Sicilia il sistema di accoglienza è al collasso: spesso i minori restano nei centri di prima accoglienza oltre i due mesi previsti, in alcuni casi si fermano per circa un anno; mancano le strutture adeguate e le figure in grado fronteggiare la delicata situazione; inoltre, i minori non sono a conoscenza dei loro diritti e non vengono seguiti adeguatamente. Addirittura, alcuni ragazzini fingono di essere più grandi perché tra i loro connazionali circola la voce che i minorenni vengono detenuti, senza alcuna possibilità di uscire. Non conoscono la normativa nazionale e internazionale, quindi scappano e si ritrovano in balia di trafficanti che approfittano della loro estrema vulnerabilità. In particolare, molti eritrei aspirano al ricongiungimento familiare e, pur di raggiungere i loro familiari nei paesi del Nord Europa, si affidano a persone che lucrano sulla loro condizione. Non si rendono conto che potrebbero ottenere il ricongiungimento familiare attraverso vie legali, senza correre rischi.”
In che modo andrebbe cambiata l’attuale situazione?
“Le istituzioni dovrebbero fare la loro parte e bisognerebbe prestare maggiore ai centri di prima accoglienza. Talvolta ci si dimentica di trovarsi di fronte a soggetti che hanno alle spalle dei viaggi disumani e che sono inclini a disturbi post-traumatici da stress”.
Come opera l’associazione AccoglieRete?
“È un’associazione di tutori legali che da tre anni si occupa della tutela dei minori stranieri non accompagnati a 360 gradi. Per noi è fondamentale l’informativa legale. Infatti, nella maggior parte dei casi, i ragazzi che giungono nel nostro territorio sconoscono totalmente le strade per la regolarizzazione, i percorsi integrativi, il diritto al pocket money e all’istruzione, le normative internazionali e l’iter legato alla richiesta di asilo. Il tutore legale è una figura essenziale per i minori che arrivano in Italia totalmente spaesati. Abbiamo notato che nelle prime settimane (ovvero le più critiche, in cui i ragazzi solitamente tendono a scappare), la nomina del tutore ha avuto un impatto significativo: infatti, in quell’arco di tempo il numero delle fughe dei minori stranieri si è ridotto di circa il 50%.”
Che tipo di rapporto si crea tra il tutore legale e il minore straniero non accompagnato?
“Innanzitutto, i tutori possono essere psicologi, avvocati o figure non specializzate che noi formiamo. È l’operatore legale ad accompagnare il tutore nelle varie fasi. Insieme cerchiamo di proporre dei percorsi personalizzati per il minore straniero non accompagnato, anche in base alle sue inclinazioni. Tra tutore e minore si crea un legame molto forte e, nella maggior parte dei casi, il raggiungimento della maggiore età non porta alla fine del rapporto umano tra tutore e ragazzo. Per questi giovani, i tutori legali diventano delle figure di riferimento preziose.”
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