Quattro città italiane – Milano, Torino, Roma e Palermo – analizzate e comparate sul metro della mobilità sostenibile. È questo, in sintesi, il merito del rapporto “Living. Moving. Breathing. Ranking of 4 major Italian cities on Sustainable Urban Mobility”, realizzato dal Wuppertal Institute per conto di Greenpeace e diffuso oggi dall’organizzazione ambientalista.
Il rapporto è un approfondimento di uno studio già diffuso lo scorso maggio, nel quale si mettevano a confronto 13 città europee in materia di sostenibilità dei trasporti. Utilizzando la stessa metodologia, gli studiosi del Wuppertal hanno quindi comparato le 4 città italiane; i dati raccolti e utilizzati sono relativi al 2016 e provenienti da fonti pubbliche ufficiali o direttamente dalle amministrazioni cittadine. Milano, Torino, Roma e Palermo sono state “lette” attraverso la lente di 21 diversi indicatori, sintetizzati in 5 parametri: sicurezza stradale, qualità dell’aria, gestione della mobilità, trasporti pubblici, mobilità attiva. Secondo lo studio, la città dove la mobilità è più sostenibile è Milano, che in termini di punteggio stacca nettamente le altre tre. Tra queste ultime (Torino seconda, Roma terza e Palermo ultima) le differenze di punteggio complessivo non sono marcate; i punteggi specifici ottenuti sui diversi parametri, però, rendono un quadro più chiaro delle profonde differenze tra i vari contesti urbani.
«Questo studio evidenzia come la mobilità sostenibile sia un progetto concretissimo anche nel nostro Paese dove, tra molte difficoltà, si fanno strada innovazioni importanti e vengono approvati i primi piani per superare, nei contesti urbani, la mobilità privata fossile», dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Trasporti di Greenpeace. «Milano è una città che, lungi ancora dalla perfezione, sta trasformando profondamente la propria urbanistica e la propria logistica per migliorare la qualità della vita dei suoi cittadini e la mobilità. Altre città, come Roma e Palermo, partono da condizioni nettamente arretrate e hanno bisogno di migliore progettazione, maggiore coraggio da parte dei loro amministratori, nonché capacità di investire al meglio i fondi di cui dispongono, spesso insufficienti», conclude Boraschi.
Il risultato di Milano è determinato da buone performance in materia di trasporto pubblico e mobility management; si tratta degli stessi indicatori, specularmente, che hanno maggiormente determinato il risultato negativo di Palermo. In generale le città italiane mostrano tassi di mobilità attiva – uso della bicicletta e spostamenti pedonali – molto più bassi di quelli di altre città europee e un livello di sicurezza stradale molto lontano dagli standard di altri centri urbani del Continente. Torino è risultata essere la città con le strade più insicure, ovvero con il più alto numero di morti tra pedoni e ciclisti in rapporto alla popolazione; è risultata anche essere la città con l’aria più inquinata. Ma la situazione dell’inquinamento atmosferico è grave in ognuna delle città oggetto della ricerca: tutte e quattro superano, ad esempio, i livelli di concentrazione massimi previsti dalle normative per il biossido di azoto, un gas tipico delle emissioni dei veicoli diesel.
La Capitale mostra inoltre indirizzi molto deboli di mobility management, che disincentivano poco o affatto l’uso del mezzo privato. Ciò determina anche una mobilità fortemente congestionata, con un incremento di circa il 40 percento dei tempi di spostamento, causato dall’alto numero di automobili presenti sulle strade. A Palermo i livelli di congestionamento del traffico sono persino leggermente superiori. La disponibilità di servizi di bike e car sharing è buona a Milano, modesta a Roma (specie in rapporto alla superficie della città) e nel capoluogo siciliano.
La qualità del trasporto pubblico è forse l’indicatore sul quale si registrano le distanze maggiori tra i quattro sistemi urbani: da Milano, che ha un TPL di livello “europeo”, a Torino, dove il servizio è già meno efficiente e utilizzato; fino alla crisi di ATAC a Roma, assurta alle cronache nazionali, e al bassissimo livello di utilizzo dei mezzi pubblici da parte dei palermitani. Questi ultimi utilizzano un mezzo privato per il 75% degli spostamenti in città; i milanesi vi ricorrono invece solo nel 43% dei casi.
«Quello che lo studio del Wuppertal Institute segnala, e che ancora per lo più manca alle città italiane, è una concezione integrata, e dunque una progettazione integrata, della mobilità», continua Boraschi. «Per abbandonare i mezzi privati i cittadini hanno bisogno di avere percorsi pedonali e ciclabili connessi con sistemi di mobilità condivisa e con il trasporto pubblico. Dall’integrazione di tutte queste opzioni di viaggio deve nascere una rete di mobilità sostenibile. Agire per potenziare un singolo aspetto – sia ad esempio il TPL o la ciclabilità – senza saldarlo fortemente a ogni altra forma di mobilità sostenibile, porta a risultati molto parziali», conclude.
Per Greenpeace, la mobilità sostenibile ha un obiettivo chiaro: quello di superare quanto prima la mobilità privata a motore, un sistema fossile che danneggia il clima e peggiora drasticamente la vita nelle nostre città. Per questo l’organizzazione ambientalista sostiene gli indirizzi di Milano e Roma, in materia di limitazione della circolazione dei diesel, e chiede anche a Torino e Palermo di approntare presto piani di riduzione della mobilità privata, cominciando dai veicoli più inquinanti.
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