‘Se muoio, sopravvivimi’, in libreria per Melampo Editore, racconta la storia della figlia di un padrino e della sua ribellione soffocata, Lia Pipitone, raccontata dal figlio Alessio Cordaro e dal giornalista Salvo Palazzolo. Secondo alcuni pentiti Lia Pipitone sarebbe stata uccisa, il 23 settembre 1983 a Palermo in una finta rapina, per ordine del padre, uno dei capimafia piu’ fedeli a Riina e Provenzano. Il giorno dopo l’omicidio il piu’ caro amico di Lia si suicido’.
La donna sarebbe stata ‘colpevole’ di avere intrattenuto una relazione extraconiugale. Ma dopo un processo il padre e’ stato scagionato e il giallo e’ rimasto irrisolto. Quando venne uccisa Lia aveva 25 anni e suo figlio Alessio solo quattro. Questo libro, il cui titolo e’ preso da quello di una poesia di Neruda, la preferita di Lia, e’ il suo diario, alla ricerca della verita’ sulla morte della madre. Ma e’ anche un’indagine giornalistica vecchio stile di Palazzolo: il clan dell’Acquasanta, a cui apparteneva Antonino Pipitone, il padre della ragazza uccisa, ha segnato l’ascesa, gli affari e i delitti eccellenti della Cosa nostra di Riina e Provenzano. Alessio Cordaro, oggi 32enne, lavora part time nel call center di una grande azienda telefonica e progetta siti Web. E’ il fondatore di un moto club, il ‘Dmc Palermo’, con il quale organizza anche attivita’ di volontariato. Pratica sport non convenzionali, come il paracadutismo, il bungee jump e il free climbing. Salvo Palazzolo, 42 anni, giornalista, lavora a Palermo per il quotidiano ‘la Repubblica’; ha pubblicato numerosi libri sulla mafia, da ‘Bernardo Provenzano, il ragioniere di Cosa nostra’ (2001) con Ernesto Oliva a ‘I pezzi mancanti. Viaggio nei misteri della mafia’ (2010). E’ anche fra gli sceneggiatori di alcune docu-fiction andate in onda su Rai Tre: ‘Scacco al re, la cattura di Provenzano’, ‘Doppio gioco, le talpe dell’antimafia’, ‘Le mani su Palermo’.
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