Si è conclusa la vista del Premier Matteo Renzi in Sicilia, visita durante la quale non sono mancate alcune contestazioni già annunciate nei giorni scorsi. Renzi è stato prima a Catania accolto dal sindaco Bianco e poi a Palermo, accolto dal sindaco Orlando e dal Presidente della Regione Rosario Crocetta. Il sindaco di Catania nel suo discorso al Presidente del Consiglio nel Teatro Bellini, “Questo Patto è per noi una vera e propria iniezione di fiducia e di energia. Finalmente, dopo che la parola Mezzogiorno era scomparsa dal vocabolario politico, si torna a parlare di Sud con progetti concreti, importanti e decisivi”
“Sono orgoglioso di rappresentare una città che era in ginocchio, ma che si sta rialzando ed è pronta a correre, a recuperare posizioni e a diventare un esempio vero di un Sud che funziona”.
Lo ha detto il sindaco di Catania Enzo Bianco concludendo nel Teatro Massimo Bellini di Catania il suo discorso davanti a Matteo Renzi dopo aver firmato con il presidente del Consiglio il “Patto per Catania” che prevede una spesa complessiva di 790 milioni di euro per interventi nei settori delle Infrastrutture, dello Sviluppo economico e produttivo, dell’Ambiente, del Turismo e della Cultura, della Sicurezza e delle Politiche sociali.
Bianco ha citato i principali interventi: un collegamento stradale diretto tra Catania e l’Etna, investimenti infrastrutturali sul Porto e la rete del metano, la sicurezza idrogeologica con interventi sui canali anche della Zona industriale, dove sarà anche necessario rifare strade e illuminazione. In programma anche il completamento del Convento dei Crociferi, dove nascerà una sezione staccata del Museo Egizio di Torino e interventi sociali, dagli orti urbani di Librino, al trasporto pubblico locale, alla mobilità sostenibile, agli alloggi sociali.
Ci saranno anche interventi riguardanti l’inclusione sociale degli stranieri.
“Catania – ha detto – è una città attiva e operosa perché, essendo la più grande città italiana non capoluogo di regione, la nostra economia si basa sull’industria, sul commercio. E quando c’è crisi è molto più pesante da noi che non nei capoluoghi, che possono contare magari su dieci, quindici, ventimila dipendenti regionali. Ecco perché questo Patto è per noi una vera e propria iniezione di fiducia e di energia”.
“Questo patto – ha detto il premier – è un cambio di metodo. Che il mezzogiorno d’Italia riparta, prima che giusto, è utile. Abbiamo un pezzo d’Italia che, al netto
del racconto di chi dice solo no, viaggia più veloce della Germania. Contemporaneamente c’è un pezzo d’Italia pieno di intelligenze e di ricchezze che non viene valorizzato. Questo elemento va affrontato dal punto di vista dell’utilità per il Paese. Per passare dalla chiacchiere ai fatti c’è bisogno di classe dirigente che anziché parlare nei convegni si assuma la responsabilità di controllarsi gli uni gli altri. Il sindaco controlla il premier, il premier controlla il sindaco e i cittadini controllano entrambi”.
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