La novità delle amministrative in Sicilia è stata certamente la preferenza di genere. Ci si aspettava il boom, che non è arrivato. A riguardo l’onorevole Concetta Raia precisa: “Quella sulla doppia preferenza di genere è stata una battaglia che all’Ars mi sono intestata in prima persona. Venuta alla luce, forse, troppo a ridosso della chiamata alle urne perché il principio che la ispira potesse essere appieno introitato e condiviso da tutto il corpo elettorale siciliano, e dunque sfociare in quel ‘boom’ di preferenze che magari qualcuno si aspettava”. L’onorevole del Pd sottolinea: “Per dirla tutta, non ha dato una mano neppure la circostanza che si trattasse proprio di elezioni amministrative della città, che, si sa, più delle Regionali, sono strettamente legate al radicamento sul territorio dei partiti, storicamente a stampo, diciamo pure, maschilista (dove considero già un secondo piccolo successo l’aver portato la percentuale della presenza femminile nelle liste dal 25 al 33%)”.
Boom no ma nemmeno flop. Su questo Concetta Raia è perentoria e alle critiche mosse dai movimenti femministi e varie correnti di pensiero risponde: “Ingeneroso parlare di una montagna che ha partorito un topolino.
Perché se di dati si tratta, è bene analizzarli nella sua interezza. Se a Catania, infatti, come è stato rilevato, sono state elette ‘solo’ sette donne, (che non saranno tante ma è pur sempre un 15% mai contato a palazzo degli Elefanti), l’intera provincia etnea, conta, su 324 seggi assegnati, ben 110 consigliere contro i 214 uomini, e cioè quasi un terzo, il 33%. In alcuni comuni, poi, si è sfiorato il 50%. Basti pensare, Camporotondo (15 seggi, 6 donne), Viagrande (15 seggi, 7 donne), Valverde (15 seggi, 6 donne), Piedimonte etneo (15 seggi, donne 8), Randazzo (20 seggi, 7 donne) Maletto(15 seggi, 7 donne) Sant’Alfio ( 12 seggi, 6 donne) Mineo (15 seggi, 8 donne), San Cono ( 12 seggi, 7 donne), Castel di Iudìca (15 seggi, 7 donne) . Nè, tenuto conto dei vari turni di ballottaggio ancora in corso, possono sfuggire i dati delle altre province come Caltanissetta dove su seggi 86 alle donne ne sono andati 40. O Enna( donne 43, uomini 65), Agrigento (donne 85, uomini 144) e Siracusa (donne 38, uomini 61). Perfino nella piccola Acate, unico comune del ragusano non andato al ballottaggio, le donne elette sono state 8 superando di un seggio gli uomini. È anche nella provincia di Messina, per quanto parziali, i dati ci indicano 94 donne elette contro i 120 uomini”.
Per Concetta Raia, quindi, la doppia preferenza di genere è lo strumento per “predisporre condizioni generali volte a favorire il riequilibrio di genere nella rappresentanza politica, senza introdurre strumenti che possano, direttamente o indirettamente, incidere sull’esito delle scelte elettorali dei cittadini”.
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