A Catania, nella Chiesa San Francesco di via Pietro Verri, è stato proiettato per la prima volta il documentario “Quasi niente è cambiato” di Elena Russo dedicato al quartiere di San Berillo. La proiezione è organizzata dal GAR all’interno della iniziativa “donAzione”.
A Sicilia&Donna la documentarista catanese Elena Russo, autrice dell’omaggio a San Berillo, racconta la genesi e le ragioni del documentario.
La necessità di realizzare questo documentario mi è venuta leggendo il libro della scrittrice catanese Goliarda Sapienza,“Lettera Aperta”. Fui folgorata da un passo letterario in cui si parlava di una trasformazione epocale che da lì a poco avrebbe mutato il tessuto urbano e sociale del quartiere storico di San Berillo, in cui Goliarda era vissuta fino all’età di sedici anni, prima di trasferirsi a Roma per intraprendere la carriera d’ attrice:
“ Quasi niente cambiato” né nel cortile, né nelle emozioni che mi ha suscitato (..) Molti vicoli sono stati distrutti e al loro posto grandi palazzi stanno nascendo ma Via Pistone, Via dei Tipografi, Via Buda, con le sue donne mezze-affacciate tra la porta e la strada e gli sguardi sospettosi di allora, il cinema Mirone, il bar Scalia e quel gradino, sono ancora lì”.
Vivevo a Roma in quel periodo e la nostalgia di casa, insieme al desiderio di riscoprire il valore della terra che avevo lasciato alle mie spalle erano sempre più pressanti.
Quando sono ritornata a Catania ho sentito il desiderio di rivedere quelle strade, quei vicoli di cui Goliarda parlava nel suo libro e mi sono resa conto che in ogni porta, in ogni lembo di muro, erano rimasti attaccati dei ricordi, delle storie che valeva la pena conoscere e raccontare.
Seguii quella prima intuizione che mi portò a scoprire che l’immaginario di altri scrittori catanesi era impregnato degli odori, del vissuto di quel quartiere e a imbattermi in alcuni brani di Ercole Patti, di Vitaliano Brancati, e di Sebastiano Addamo grazie a cui ho potuto avere un quadro completo della vita che si conduceva nel quartiere negli ‘Anni 20, ’30 e ’40 del Novecento-
Mi è sembrato che in San Berillo si potesse rintracciare l’Alfa e l’Omega, l’inizio e la fine di tutto ciò che d’importante vi era stato nella città di Catania ma anche nella vita stessa dei suoi abitanti.
Da lì l’idea di dar voce ai testimoni, fino a quel momento muti, di uno degli episodi più tragici nella vita della città: lo sventramento del quartiere di San Berillo, cioè la sua totale distruzione e ricostruzione e la creazione, al contempo, degli alloggi popolari nel quartiere periferico di Nesima, che ospitarono circa diecimila famiglie obbligate ad abbandonare le loro case perché da qualche parte qualcuno aveva deciso che Catania doveva diventare “ La Milano Del Sud”. Ho cercato di attingere alla memoria profonda delle persone perché si liberassero da quel peso che le opprimeva, da quel dolore legato alla scomparsa del mondo della loro giovinezza e potessero finalmente guardare avanti.
Al contempo ho tentato di raccontare, attraverso le trasformazioni urbanistiche di un microcosmo qual è San Berillo, il repentino passaggio dalla civiltà della bottega artigianale al mondo contemporaneo.
Ho dedicato questo documentario alla città di Catania e a tutti quei movimenti, come il GAR (Gruppo Azione Risveglio), che oggi stanno organizzando una serie di appassionate iniziative affinché i cittadini riacquistino consapevolezza del proprio vissuto per rendersi protagonisti di una rivoluzione umana e sociale che dia una svolta positiva alla città.
Insomma, a Catania, qualcosa sta cambiando!
Elena Russo
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