La discussa riforma universitaria del 3+2, che nella mente dei promotori voleva velocizzare l’ingresso dei nuovi laureati nel mondo di lavoro, accende oggi un’ulteriore polemica, che divide studenti e docenti, e che scaturisce dalla proposta di alcuni atenei italiani di eliminare la tesi triennale. In alternativa, a discrezione dell’ateneo e del corso di laurea, una prova finale, che sia un esame orale o un test scritto.
Mettendo da canto le aspirazioni romantiche di avere una proclamazione a dottore solenne e una festa successiva, in effetti la laurea triennale oggi ha, valore praticamente nullo e per avere una formazione universitaria completa è necessario affrontare un biennio di specialistica. Inoltre la tesi compilativa che corona il primo titolo di laurea risulta essere più che altro un riassunto del tema scelto e non un lavoro di ricerca propriamente detto e originale, per non contare il rischio di presentare e discutere una tesi scopiazzata da mille siti internet.
Sostituire la tesi con un esame più facile sarebbe più chiaro, più trasparente più semplice. Ed è proprio sulla semplicità che insistono coloro favorevoli alla soppressione della tesi alla triennale:“Vedo con favore la semplificazione — spiega Cristina Messa, rettore di Milano Bicocca — purché sia concordata e condivisa anche con gli studenti. È giusto che ogni corso decida tenendo conto delle sue specificità, c’è una commissione mista per farlo. L’elaborato previsto alla fine della laurea triennale è di solito compilativo, una ricerca più che una tesi, e dunque può non valere la pena di discuterlo, comunque non viene pubblicato, serve invece per valutare lo studente: può essere utile nei corsi dove la maggior parte degli studenti prosegue poi gli studi con la laurea specialistica, o nei corsi brevi a Medicina che sono anche abilitanti e nelle materie scientifiche. Ma negli altri casi credo che si possa semplificare: gli studenti hanno già molti modi di dimostrare la propria creatività durante i corsi e le lezioni. È giusto rendere più semplice il percorso dove è possibile.”
A detta della stragrande maggioranza dei professori universitari inoltre il tempo accademicamente previsto per stilare una tesi che consta di 5cfu, che si stima essere dalle 75 alle 150 ore, è insufficiente per la mole di lavoro che una tesi, degna di tal nome, dovrebbe invece richiedere.
A storcere il naso per la riforma sono gli studenti che si sentono deprivati di un momento fortemente formativo e suggestivo, pensando che tale proposta serva solo a fare risparmiare tempo ai professori troppo pigri per seguire i tesisti. La tesi per gli studenti è un’occasione per approcciarsi la prima volta in modo ufficiale a discettare della propria materia di studio, indipendentemente dall’utilità pratica della propria tesi ai fini lavorativi e consapevoli che un lavoro triennale difficilmente verrà pubblicato.
Tra le divergenze, un’opinione condiva da studenti e docenti però c’è: questa riforma dei 3+2 è stata inutile e bisognerebbe tornare alle laure quadriennali: una tesi, non compilativa, di valore e propedeutica al lavoro.
Di Federica Giunta
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