Un futuro senza province? Palermo dice no


“Il Consiglio provinciale di Palermo dice no ad una Italia senza Province”. A conclusione della seduta straordinaria aperta convocata dal Presidente Marcello Tricoli in contemporanea con tutte le assemblee provinciali presenti sul territorio nazionale, l’aula ha detto sì a maggioranza al documento dell’Upi (Unione Province d’Italia) che sottolinea  “con l’abolizione degli enti sovracomunali ci sarebbero meno garanzie democratiche, verrebbero garantite meno opportunità a chi è più debole, diminuirebbe l’identità locale fatta di storia e cultura, le Istituzioni si allontanerebbero dai cittadini”.

 

 

Il Consiglio di Palermo così chiede iniziative parlamentari a garanzia dell’esistenza delle Province, alle organizzazioni sindacali di mobilitarsi contro l’abolizione, alle forze economic o sociali di garantire il rilancio degli investimenti per lo sviluppo, ai cittadini, associazioni e gruppi di volontariato di opporsi allo svuotamento delle Province.  “

La proposta di abolizione delle Province – ha sottolineato il Presidente della Provincia regionale di Palermo e dell’Unione regionale delle Province siciliane Giovanni Avanti – è un’operazione strumentale, ipocrita e demagogica che punta ad individuare nelle Province il capro espiatorio degli sprechi e del debito pubblico con un passaggio, come quello del decreto Monti, assolutamente incostituzionale, considerato che le Province fanno parte dell’assetto istituzionale dello Stato così come riconosciuto dalla nostra Costituzione. Bisogna puntare su una razionalizzazione complessiva dell’assetto e delle competenze degli enti locali che tenga conto della situazione attuale del paese e non faccia venire meno quel livello di governo intermedio dell’area vasta che è fondamentale per un corretto sviluppo del territorio”. Secondo il Presidente del Consiglio provinciale Marcello Tricoli “a subire le drammatiche conseguenze dell’eliminazione delle Province sarebbe tutto il tessuto imprenditoriale locale che verrebbe privato, da subito, da una fonte di reddito con evidenti ripercussioni sui livelli di disoccupazione locale e dell’intero sistema economico. Andremmo incontro – ha aggiunto Tricoli – ad un pericoloso accentramento di poteri, una deriva che ricorda tempi bui e che punta a demolire quel prezioso percorso di crescita delle autonomie locali che nacque con la Costituzione e che negli anni ’80 e ’90 con le leggi di riforma, con l’elezione diretta, vide una sua precisa attuazione”.

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