Ci ha deluso Vincenzino Montella. Diciamolo chiaramente. Ci ha deluso più per il suo addio ipocrita affidato al sito ufficiale del Calcio Catania che per la decisione di andare via. Prima il grande amore per la Roma, i motivi familiari, la lontananza. Poi quando il club giallorosso ha chiuso il portone davanti a richieste troppo onerose (mica stiamo parlando di Montellinho), “l’aeroplanino” ha dirottato il suo cuore verso Firenze. La famiglia sarà più vicina, pur sempre lontana, ma gli affetti saranno consolati da un più robusto ingaggio. Che poi è la vera motivazione per cui il baby mister ha deciso di interrompere anzitempo il suo rapporto con il club rossazzurro.
Grande calciatore in un recente passato, Montella è rimasto il ragazzo viziato con i pantaloncini corti del “tutto e subito”. Ambizione industriale difficile da smaltire nella squadra di provincia del profondo Sud, meglio andarla a sfoggiare altrove. Bene ha fatto il presidente Nino Pulvirenti a non dare subito il via libera al tecnico napoletano: se un contratto c’è si deve rispettare, nel bene e nel male. Troppo comodo, altrimenti, garantire solo se stesso e non il datore di lavoro che ha creduto in te. Ma la palla è rotonda e spesso senz’anima.
A Montella auguriamo la stessa fortuna di chi è fuggito prematuramente da Catania, come Zenga e Mihajlovic, forse montandosi un po’ la testa. Solo a Sinisa, se mai dovesse tornare al Massimino, sarebbero tributati applausi generosi. A Vincenzino, core ‘ngrato, crediamo proprio di no.
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