Antonia Klugmann che non ti aspetti. Il piglio di severità a cui ci ha abituati lo relega al piccolo schermo e alla sua cucina dove, per sua stessa ammissione, è rigida e precisa, determinata ed egocentrica. Per gli incontri vis a vis invece dispensa sorrisi, non lesina autografi e dediche, si concede a scatti fotografici.
La chef Antonia Klugmann fa tappa in Sicilia per la presentazione del suo primo libro “Di cuore e di coraggio. La mia storia, la mia cucina”, edito da Giunti, per un incontro al ristorante Toro nero di Messina, moderato dalla food blogger Valeria Zingale, a cui sono intervenuti i giornalisti Natalia La Rosa, Antonio Iacona, Carmelinda Comandatore , Federica Terrana e la FoodBlogger Rossana Brancato, con l’introduzione di Daniela Bonanzinga, titolare dell’omonima libreria messinese.
Antonia Klugmann mette nero su bianco il suo percorso di vita, di donna e di cuoca. “Sono una persona disordinata e quindi l’occasione di scrivere un libro mi è servita prima di tutto per fare ordine” scrive.
Questo libro l’ha pensato come fosse un menu: senza sprechi. “Se in una ricetta ho previsto un pesce o un pezzo di carne, in un’altra ho inserito un modo per utilizzare quel che resta”.
Torna a ritroso nel tempo e si racconta: a 26 anni apre il suo primo ristorante. I suoi le prospettavano un futuro con la toga, ma la carriera di avvocato evidentemente non era nel suo destino. Dopo anni dedicati alla cucina, la svolta arriva quando decide di aprire L’Argine a Vencò, un gioiello gastronomico che le ha fruttato, a pochi mesi dalla sua apertura, la sua prima stella Michelin. Al grande pubblico arriva grazie a Masterchef Italia. Le tocca sostituire Carlo Cracco. Non senza una scia di polemiche e discutibili attacchi che non l’hanno certo lasciata indifferente.
Si sente felice nella sua cucina. Lo sottolinea più volte, lo scrive, lo racconta. Il rapporto con i suoi clienti è diretto: se lei non c’è il ristorante chiude. “Dovrò risolvere questo problema – dice sorridendo – per partecipare a Masterchef ho dovuto chiudere per due mesi e mezzo”. La sua conferma al programma, infatti, pare tutt’altro che certa, “a meno che – ammette – non riesca a trovare una soluzione”.
Lì, in quel piccolo locale con 15 coperti a Dolegna del Collio (Gorizia), al confine con la Slovenia, propone erbe, verdure e frutti del suo orto, insieme alla vegetazione spontanea della zona ma anche alla carne cacciata in zona.
A presentazione finita per lei e gli ospiti intervenuti pronta la cena al Toro nero preparata da un emozionato Salvatore Paladino che propone un menu ricco con materie prime rigorosamente locali come uova di lumaca madonita, Maiorchino dei Nebrodi, ricotta di capra messinese, ortaggi di Giarratana e di Ispica, carciofo viola etneo, e ancora capperi di Pantelleria, pistacchi di Bronte e olive del Belice. Chiusura in dolcezza con la cassata della Pasticceria Irrera che la chef sembra apprezzare.
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