Lo scorso novembre si è guadagnata il titolo di Top Chef Italia 2017, ma Fabiana Scarica preferisce di gran lunga l’appellativo di “cuoca”. Ha conquistato la giuria e il pubblico del talent show in onda su Nove TV grazie alla sua abilità ai fornelli ma anche con la sua grande solarità e tenacia. Nonostante non abbia ancora compiuto 30 anni, la cuoca originaria di Vico Equense (comune della penisola sorrentina) vanta un ricco bagaglio professionale. Dopo gli studi all’ALMA, all’epoca diretta da Gualtiero Marchesi, ha lavorato nella pasticceria del Grand Hotel Quisisana di Capri per poi passare nella cucina della Torre del Saracino; infine, nel 2015 la vittoria della scommessa più importante: l’apertura di un ristorante tutto suo, Villa Chiara Orto & Cucina, che ha scelto di chiamare come la figlia. “A Villa Chiara desideriamo che coloro che vengono a trovarci si sentano accolti, a proprio agio e nell’assoluta informalità. – racconta la cuoca campana a Sicilia & Donna – Così, gli ospiti vanno via con la percezione di non essersi allontanati dagli ambienti e dagli affetti familiari”.
Fabiana Scarica, per gli amici semplicemente “Faby”, farà tappa l’8 marzo a Valverde (in provincia di Catania) insieme ad altre due chef italiane per l’ottava edizione di Tavula Cunzata, organizzata dal ristorante Masseria Carminello. In vista della sua presenza all’evento gastronomico “dedicato alla riscoperta dei sapori perduti e degli antichi odori”, abbiamo colto l’occasione per rivolgerle alcune domande e scoprire qualcosa di più sulla sua grande passione, trasformata in professione, e sull’esperienza a Top Chef Italia.
Intervista a Fabiana Scarica
Ci può anticipare qualcosa sui piatti che proporrà l’8 marzo al ristorante Masseria Carminello ?
“Per quanto mi riguarda, preparerò due primi diametralmente opposti: un risotto dal sapore orientalizzante, che prevede tè verde e rafano, ma allo stesso tempo molto avvolgente e caldo al palato; mentre la pasta, invece, evocherà un passaggio dalla Campania alla Sicilia con erbe spontanee tipiche della mia zona e nocciola campana abbinate a gamberi e arance dell’isola. Insomma, questo primo di pasta sarà uno sposalizio tra l’una e l’altra regione, considerato che entrambe hanno grandi cose da raccontare. Per il dolce si giocherà sulle acidità, sul colore e principalmente sulla freschezza dei toni del giallo.”
Lo scorso novembre è stata proclamata Top Chef Italia 2017. Come descriverebbe l’esperienza del talent su Nove Tv? Dopo la vittoria ha ricevuto delle proposte di lavoro allettanti?
“Parto dal presupposto che, lavorando in proprio, la partecipazione al talent ha significato tanto principalmente in quanto ha suscitato interesse nei telespettatori che, essendo vicini, hanno voluto sperimentare dei piatti diversi. Certamente il programma mi ha permesso di crescere, di ampliare la mia rete di contatti e ho ricevuto nuove opportunità di lavoro, sia singole che collaborazioni. Mi ha consentito, inoltre, di prendere parte ad importanti congressi gastronomici, tra cui Le strade della mozzarella. Non so se la partecipazione al talent show sia stata esattamente la causa di queste opportunità o più una circostanza che ha aiutato. In ogni caso, è proprio un bell’anno insomma.”
Quale appellativo le si addice di più? Chef o cuoca?
“Decisamente cuoca. Come disse Totò: cuoco, che bella parola! È giusto ricordarci che siamo italiani e a me piace utilizzare i termini che ci rappresentano di più. Mi chiamano quasi tutti Fabiana o Faby ma… se mi vogliono far incavolare devono chiamarmi chef”.
C’è qualche piatto della sua terra d’origine che ama in particolar modo?
“Direi pasta e patate, per noi campani è davvero una manna dal cielo.”
E un piatto della tradizione siciliana?
“Pasta alla norma. Io sono una grande pastaiola. Inoltre, le melanzane accomunano sia la tradizione campana che quella siciliana.”
Ci sono altri progetti professionali che le piacerebbe realizzare in futuro o per il momento preferisce dedicare le sue energie a Villa Chiara?
“La priorità resta Villa Chiara perché ho tanto sia a livello personale che a livello di energie. Da buona imprenditrice novella mi piace puntare tanto sul prodotto. Anno per anno cerchiamo di migliorarci con l’acquisto di nuove etichette per arricchire la cantina e realizzare nuovi menu. È fondamentale anche la crescita della brigata che oggi conta due persone in sala tra cui un sommelier professionista, figura a cui io tenevo tantissimo, e in cucina siamo circa 8. È una bella brigata e ci sforziamo di fare un lavoro curato, realizzabile solo se ci sono tutte le mani che collaborano.”
Che clima si respira a Villa Chiara? Negli ambienti d’alta cucina la spontaneità e la familiarità non sono elementi così scontati…
“A Villa Chiara desideriamo che coloro che vengono a trovarci si sentano accolti, a proprio agio e nell’assoluta informalità. Credo che sia un valore aggiunto di cui siamo fautori e spero sia sempre così, noi per primi ci sentiamo ancora più liberi. Così, gli ospiti vanno via con la percezione di non essersi allontanati dagli ambienti e dagli affetti familiari. La domenica viene anche mia nonna e la generazione è al completo; ci sono tutte le donne di Villa Chiara, da mia nonna a mia figlia.”
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