Le mense scolastiche diventano oggetto di giudizio. “Termina la lunga battaglia di un comitato di genitori di Torino che chiedevano che i loro figli potessero consumare a scuola il pranzo portato da casa” spiega l’avvocato Lucia Tuccitto, titolare dello Studio Legale Tuccitto.
Mense scolastiche: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha, infatti, posto la parola fine ad una lunga disputa decidendo, come sottolinea l’avvocato Tuccitto, quanto segue: “Un diritto soggettivo perfetto ed incondizionato all’auto refezione individuale, nell’orario della mensa e nei locali scolastici, non è
configurabile”, pertanto i bambini non possono portare il panino da casa in quanto non esiste un diritto soggettivo a portare da casa i pasti da consumare nella mensa scolastica. I genitori rivendicavano il diritto all’auto refezione nei locali e nell’orario scolastico un diritto alla libera alimentazione. Una libertà di scegliere l’alimentazione per i propri figli che doveva essere riconosciuta alle famiglie, al pari quella concessa nello scegliere o meno se frequentare l’ora di religione.
Le Sezioni unite danno però ragione al Comune di Torino e al ministero, ricordando che la scuola non è il luogo in cui si possono esercitare liberamente i diritti individuali degli alunni «nè il rapporto con l’utenza – scrivono i giudici – è connotato in termini meramente negoziali».
La scuola é «piuttosto un luogo dove lo sviluppo della personalità dei singoli alunni e la valorizzazione delle diversità individuali devono realizzarsi nei limiti di compatibilità con gli interessi degli altri alunni e della comunità», con «regole di comportamento» e «doveri cui gli alunni sono tenuti», con «reciproco rispetto, condivisione e tolleranza». Peraltro «i genitori sono tenuti anch’essi, nei confronti dei genitori degli alunni portatori di interessi contrapposti, all’adempimento dei doveri di solidarietà sociale, oltre che economica».
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