La piazza che c’era e il parcheggio che adesso c’è.


 

Non sono andato all’inaugurazione della “nuova” piazza Europa, o meglio del parcheggio, con annesso  centro commerciale che l’ha sventrata. Era una bella piazza, forse la più bella di Catania. Costruita negli anni sessanta, era una sorta di “area di rispetto” tra i palazzoni del quartiere nuovo, commerciale, “bene”, simbolo di una città in crescita territoriale e in espansione economica, la Catania del boom, Milano del Sud, da bere e da mangiare, e il mare, appena preceduto dalla scogliera lavica, scomoda spiaggia per pochi coraggiosi bagnanti.

Sentinella di pietra, tra il nuovo e l’antico, la garitta spagnola del Seicento, una delle tante lungo la costa che serviva per vedere per tempo l’arrivo di navi di pirati o di turchi e segnalare l’allarme alla popolazione, realizzata in blocchi di pietra lavica sulla stessa lava arricciatasi a pochi metri dalle onde. Una fontana, brutta, moderna; le aiuole, i vialetti dove i bambini si rincorrevano a piedi o in biciclette, le panchine per sedersi e leggere il giornale, il chiosco per il tradizionale seltz e limone, a pochi metri. Piazza vissuta 24 ore su 24, punto di riferimento prima o dopo lo shopping elegante in corso Italia, la messa a Cristo Re, la serata al teatro o la notte in discoteca.

Piazza bella, ma poi degradata, senza vigilanza e controlli, trasformata in percorso da ciclocross, in latrina per cani con padroni distratti. Piazza, poi, diventata obiettivo per una speculazione, non c’è altro termine, da furbetti di quartiere. Dopo aver rifatto il corso Italia, facendo sparire centinaia di posti auto, con i nuovi marciapiedi, qualche genio dell’affare facile-facile pensa di realizzare un parcheggio interrato che possa soddisfare le necessità di un’area ad alta vocazione commerciale e “regalarlo” alla città. E, mentre c’è, realizzare anche qualche altra botteghe perché, si sa, è sempre meglio abbondare in idee e cemento in una città in crisi. E poi, mentre ci siamo, realizziamone altri due, tre, quattro. Il Piano parcheggi partorito dall’Amministrazione di Umberto Scapagnini con la regia dell’Ufficio speciale per il traffico è iperattivo. Società composte dai soliti noti sorgono come funghi, appalti a tempo di record, ruspe veloci come “pendolini”. la città protesta, si oppone, si barrica in piazza Ludovico Ariosto, altra area destinata a parcheggio, mentre la presidente di una Municipalità, poi diventata consigliere provinciale, sotto la bandiera dell’autonomismo più sfrenato lancia l’assedio anche al carcere di piazza Lanza, davanti al quale si vuole aprire dall’oggi al domani un altro cantiere. Il direttore del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria   obietta che in presenza di una struttura sensibile ci vorrebbe qualche parere e qualche autorizzazione in più. Lo sfottono come se fosse un pazzo.

La magistratura blocca i lavori di piazza Europa, per un’ipotesi di gara pilotata. Anni di fermo, una ferita aperta nella città, problemi di viabilità, caos, degrado. Poi, il resto è storia recente: tutto ok secondo i giudici, dopo un’operazione simpatia che l’imprenditrice Lorena Virlinzi ostenta con grande supporto dei media, ma senza far innamorare i catanesi. E’ un atto di violenza, prima ancora che una speculazione che si vuole fare passare per regalo alla città. Cca nisciuno è fesso, fanno capire i catanesi, che se vogliono, ma solo se vogliono, sanno fare i fessi meglio di chiunque altro.

Raffaele Stancanelli, sindaco in campagna elettorale, con disdicevole tempismo, firma un accordo bonario: concede altro terreno e soldi all’impresa, costituita dai padroni, di sempre, della città. Adesso Enzo Bianco vuole rivedere tutto: lo scempio non gli piace evidentemente, ma l’opera ormai  lì. Qualcuno lo ha definito “il buco con la piazza attorno”, tipica ironia marca liotru. Resta il fatto che la piazza di una volta non c’è più, ma un monumento al cemento.

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