L’associazione Europa Donna vuole entro il 2016 realizzare 120 Breast unit in Italia, a fronte delle attuali 73.
Più intensa attività di informazione sulla prevenzione del tumore al seno, che se combattuto all’inizio può essere curato.
Migliore qualità dell’assistenza e della cura per i pazienti che convivono con il tumore.
Queste le tre richieste, forte e pressanti, che sono state avanzate a Catania, in occasione del Congresso nazionale organizzato da Europa Donna Italia.
Il movimento della coalizione “Europa Donna”, presente in 46 Paesi, si occupa di tutelare gli interessi delle donne in materia di prevenzione e cura del tumore al seno.
Alla Regione Sicilia, in modo particolare, ora che il Regolamento ministeriale sulle Breast Unit è entrato nel Patto della Salute, si chiede di favorirne l’implementazione attraverso la comunicazione alle Direzioni Generali aziendali e ai programmi di screening sul territorio e attraverso meeting di sensibilizzazione sui Centri di senologia rivolti agli amministratori, ai professionisti sanitari e alle donne.
I lavori sono stati aperti dal dottore Francesco Caruso, direttore del Dipartimento oncologico del Centro catanese di oncologia Humanitas, uno delle due Breast Unit in Sicilia.
Altro punto è al Civico di Palermo, che ha auspicato un forte movimento di sensibilizzazione in Sicilia e un sempre maggiore raccordo tra associazioni di volontariato e strutture sanitarie.
Rosanna D’Antona, presidente nazionale di Europa Donna Italia (20 anni di attività) ha rilevato come, finalmente, sia stato superato il tabù culturale e si riesca a parlare di tumore per quello che è.
“L’attività di prevenzione è fondamentale, perché se i controlli sono periodici il male può essere individuato all’inizio. Ci sono donne particolarmente a rischio per fattori ereditari e nel loro caso è necessaria una sorveglianza continuativa. Altre donne devono sottoporsi ai controlli periodici, con particolare attenzione per le cinquantenni”.
Europa Donna: i dati
I dati, relativi al 2011, indicano che in Italia le donne “a rischio” sono 11,5 milioni, con l’incidenza di un caso su 8, con 12.500 decessi l’anno, cifra in diminuzione.
In Sicilia le donne a rischio sono 2,6 milioni, vengono rilevati circa 9.700 nuovi casi l’anno e 930 decessi. Al Sud si muore di più perché la prevenzione è minore.
La percentuale di screening, infatti, passa dal 96% del Nord al 35% in Sicilia.
“Puntiamo ad avere unità specializzate in ragione di una per ogni 500.000 abitanti, in grado di effettuare 1.000 mammografie l’anno, per accertare circa 150 nuovi casi ed effettuare 50 interventi”, ha sottolineato la dottoressa D’Antona.
“Le indicazioni ministeriali sui centri di senologia, approvate dalla conferenza stato-regioni del 5 agosto, sono già diventate a tutti gli effetti parte integrante del Patto per la Salute del triennio 2014-16, e ora le Regioni hanno tempo fino al 2016 per adeguarsi.
“Come attestano diverse evidenze scientifiche, il tumore trattato in centri multidisciplinari riduce la mortalità fino al 20% ed evita i pellegrinaggi della salute, causa di forti costi sociali e familiari – ha concluso Corrado Tinterri, coordinatore del Comitato scientifico di Europa Donna Italia – le Breast Unit garantiranno alle donne tutte le necessarie competenze in un’unica struttura sanitaria multidisciplinare, poiché non si ottimizza una prevenzione efficace senza un conseguente percorso di cura di qualità”.
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