«In Sicilia si registrano 3.200 casi nuovi all’anno di cancro della mammella, il tumore più frequente delle donne. Dato che, probabilmente, è lievemente più alto visto che tutti i tumori sono in aumento a causa dell’invecchiamento della popolazione». Sono i dati sulla problematica illustrati dal professor Francesco Basile, rettore dell’Università di Catania, in apertura dei lavori del corso di Senologia che si è tenuto nell’aula magna del Palazzo centrale dell’ateneo catanese e che ha registrato la presenza del professor Virgilio Sacchini, oncologo di fama mondiale, il più famoso degli allievi di Umberto Veronesi, che nel 2016 è ritornato in Italia all’Istituto europeo di oncologia di Milano dopo 16 anni al Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York.
«Le donne siciliane che nel 2016 si sono ricoverate in Sicilia o in altre regioni per curare il tumore della mammella sono state circa 4.700 e per questi motivi l’Assessorato regionale per la Salute, nel giugno scorso, ha attivato la Commissione regionale di senologia che si sta occupando dell’identificazione delle Breast Unit in Sicilia, ad oggi sono già sette – ha aggiunto il rettore -. Si tratta di unità altamente specializzate, che costituiranno un Rete adeguata in questo settore, dedicate esclusivamente alla diagnosi e alla cura del tumore al seno».
Sulla Commissione regionale di senologia è intervenuta anche la dottoressa Francesca Catalano, primario di senologia all’ospedale “Cannizzaro” di Catania e coordinatrice del gruppo di lavoro, che ha sottolineato come «la commissione, la prima in Sicilia, formata da medici e dirigenti dell’assessorato Salute che prestano servizio a costo zero e che si riunisce una volta al mese a Palermo, sia impegnata ad identificare i centri di senologia nella nostra Regione che devono rappresentare un punto di riferimento per le donne con patologia mammaria». «Si tratta di un servizio che dobbiamo dare ai cittadini per eliminare del tutto i viaggi della speranza al Nord Italia o all’estero e per abbattere i costi sia della sanità in Sicilia, sia delle famiglie stesse – ha spiegato la dottoressa Catalano, responsabile scientifica del corso insieme con il dottor Giuseppe Catanuto -. Dobbiamo curare in Sicilia perchè è una regione con una sanità che non ha nulla da invidiare al resto d’Italia».
E sulla formazione in questo campo la coordinatrice della Commissione regionale di senologia ha aggiunto che «nel mese di aprile uno specializzando del “Policlinico” e una del “Cannizzaro” di Catania sono andati negli Stati Uniti proprio per capire in cosa oggi la Sanità regionale è manchevole in questo settore e in cosa dobbiamo migliorare sia come cure, sia come modo di approcciarsi con la donna con tumore alla mammella».
«I casi di cancro della mammella all’anno nel mondo sono quasi 50mila – ha spiegato Sacchini -. Occorre una maggiore sensibilizzazione da parte di tutti, e ottobre è il mese dedicato al mondo al tumore al seno, ma anche una medicina sempre più personalizzata, ovvero dobbiamo essere più attenti a personalizzare lo screening e il trattamento. Ci sono persone che non avranno mai il tumore alla mammella ed altre, invece, sono ad altissimo rischio e quindi dobbiamo avere uno screening e cure più efficaci e più personalizzate con una tossicità minore. Il futuro delle cure in questo campo è rappresentato dallo studio genomico perché i tumori non sono tutti uguali. Ogni tipo di tumore ha un genoma diverso e dobbiamo capire quali siano le alterazioni genomiche di ciascun tumore e avere dei farmaci molto specifici, più diretti, contro queste alterazioni genomiche».
Il professor Sacchini – oggi alla guida del Programma di senologia a cui fanno riferimento la senologia chirurgica, oncologica, medica e plastica – si è anche soffermato sulla ricerca sui tumori il cui «obiettivo prioritario in questo momento è il raggiungimento di un’eccellente ricerca traslazionale che, in poche parole, significa trasferire il più in fretta possibile i risultati della ricerca di base, ovvero la ricerca molecolare sulle cellule tumorali, in modo che il paziente possa beneficiare delle conoscenze acquisite con la ricerca sperimentale. Il Memorial Sloan Kettering ha sviluppato un ottimo programma di ricerca traslazionale, con una cooperazione molto stretta tra i biologi e i medici curanti, per sperimentare nuove terapie e nuove tecniche diagnostiche».
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