Basta che non sudi: vita catanese raccontata da Gino Astorina


Gino Astorina
Gino Astorina

Gino Astorina, saldo pilastro della comicità catanese, mattatore dello storico Gatto Blu, racconta di lui e del suo libro: Basta che non sudi. E lo fa senza rinunciare a quell’inconfondibile ironia ormai marchio di fabbrica, con il quale ormai da decenni coinvolge un pubblico sempre crescente che grazie a lui ha imparato a ridersi addosso, tramutando le grottesche fattezze caratteriali del catanese verace, in comicità sagace ed irresistibile.

L’intervista a Gino Astorina

Dopo essersi cimentato in campo teatrale, pubblicitario e cinematografico, ha partorito Basta che non sudi, raccolta ricca e variegata dei suoi più divertenti testi nati al Gatto blu, o nel corso delle sue pubblicazioni giornalistiche. Perché? Voleva sperimentarsi anche nel campo letterario?
“No. (ridendo) Sono stato costretto da Tino Vittorio. Il professore mi ha scritto anche la prefazione: – La commutazione della tragedia del disviversi periferico girata in comicità, la sublimazione dell’ingenuità inerme volta in superiorità morale e intellettuale, il cerebralismo pirandelliano rinfrescato e risorto dal candore di Martoglio -. Chissà che vuol dire poi. Io ancora non l’ho capito. Penso che la gente compri il mio libro per la prefazione. Strappa la prima pagina e poi lo getta via”.

Gino Astorina
Gino Astorina

Per lei, che è un animale da palcoscenico, quali sono state le difficoltà nella stesura di un libro? Com’è riuscito a rendere la comicità in forma scritta?
In realtà non è stato così difficile. Ho scritto ipotizzando la scrittura di un copione teatrale. Così come faccio per i miei spettacoli. La facilità in questo caso deriva anche dal non aver scritto un romanzo o in una forma narrativa. Il libro contiene 80 istantanee di spaccato catanese, di situazioni legate all’infanzia e a tutto l’arco della vita, senza però seguire un ordine cronologico. Qualsiasi spunto o collegamento visivo ma anche olfattivo che risvegliava i miei ricordi veniva immediatamente trascritto. Per esempio quando ho trovato un gettone telefonico, ho subito pensato a quanto fosse importante prima, metro di misurazione del tempo della chiamata. Eppure se il gettone finiva e la chiamata s’interrompeva improvvisamente non ne facevamo una tragedia. Oggi entriamo nel panico solo a vedere il 51% nella batteria del nostro smartphone. Allora scrivo su questo. Ovviamente per trasmettere la comicità, in questo caso, è stata fondamentale anche la lingua utilizzata.
In che “lingua” è scritto Basta che non sudi? Possono leggerlo tutti?

Gino Astorina
Gino Astorina e Vincenzo Spampinato

In un italiano dialettale. In un siciliano italianizzato. Più che altro in un siciliano corrente, ecco. Possono leggerlo anche i meno esperti. Per i termini più astrusi esiste infatti l’apposito glossario. Del resto come tradurre la pregnanza di certi termini siciliani, ad esempio: arrizzettiti? Che poi, se ci facciamo caso è molto simile all’inglese resettare. Tutto sommato sono molto soddisfatto del lavoro compiuto linguisticamente. Molti miei conoscenti hanno ritrovato nella metrica del libro il mio modo di parlare, riconoscendomi in esso.
Questo è un libro per soli catanesi?
Assolutamente no. Sono in possesso delle testimonianze che provano l’arrivo del mio libro addirittura a Milazzo! (ride). A parte gli scherzi, Basta che sudi è diventato un libro da esportazione. Molti siciliani lo hanno regalato ai conterranei che ora vivono a Milano a Roma e via dicendo. Attraverso le mie istantanee, ridono, e trovano conforto nel nostro essere peculiarmente siculi. Del resto la lettura, così come la scrittura, possono diventare delle vere e proprie sedute psicoanalitiche. E la risata un’ottima cura.

Un racconto del libro a cui tiene maggiormente?

Gino Astorina in Operazione Gatto Blu
Gino Astorina in Operazione Gatto Blu

Sono tutti egualmente importanti. Uno che mi fa riflettere particolarmente è quello sulla carfina. La vecchia persiana in legno, per capirci, da dove in realtà potevi essere spiato, mentre giocavi, dalle signore del vicinato. Ecco. La carfina rappresentava un elemento educativo ed educatore. Temendo il rimprovero autorizzato, eri costretto a comportarti bene. Oggi diventa sempre più facile delegare il compito di educatore ai vari insegnanti, però i rimproveri non sono più autorizzati come una volta. Alla prima incomprensione il genitore tende ad andare contro al maestro, professore o chicchessia.
Tornando al suo habitat naturale, cosa propone la stagione teatrale del Gatto Blu quest’anno?
Una stagione sempre più ricca con sempre più spettatori, per fortuna. Comincerà l’11 novembre con Liberaci dal Bene di Giorgio Montanini, poi avremo in cartellone Cacioppo, ospiti d’onore come Alessandra Faiella e Rossella, Antonio Ausilio. Proseguirà, inoltre, l’attività dell’Altra Sala con Francois e le Coccinelle. Insomma, tanta roba, come sempre.

Articolo Precedente Aperte le selezioni per il progetto artistico-musicale Syrano
Articolo Successivo Bidhya Bhandari presidente del Nepal: le altre donne al potere oggi

Scrivi un Commento

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *