Solare, energica e motivata. Tratti somatici normanni e tanta voglia di comunicare. Questa è l’attrice catanese Emanuela Trovato, che ritorna al Teatro Stabile di Catania con “Notte segreta: le confessioni barocche di due giovani suore”, scritto e diretto da Francesco Randazzo, in scena dal 4 al 6 aprile, al Teatro Musco nell’ambito della rassegna teatrale l’isola del teatro.
Con questa pièce teatrale è come ritornare nel grembo materno, perché allo Stabile di Catania ha mosso i primi passi come attrice. Che effetto le fa?
“La carriera necessariamente porta fuori. Il primo imprinting formativo inizia a Catania. Ho frequentato dal 1997 al 1999 la Scuola di recitazione “Umberto Spadaro” e successivamente ho fatto, e continuo a fare, dei training, dei corsi di dizione e di voce. Questo spettacolo mi dà l’opportunità di recitare in un lavoro dalle molte commistioni sicule cosa che, per le mie caratteristiche, è stata pochissime volte ripetuta nella mia carriera. Recitare a Catania dove mi sono formata artisticamente, in questo caso, è fonte di doppia gioia”.
È una particolare messa in scena in cui la donna, visto anche il contesto storico in cui si svolge la rappresentazione, vive una realtà altamente mortificante ed umiliante. È l’epoca dei Vicerè in cui le donne sono costrette a prendere i voti e diventare suore. Quando ha iniziato a studiare questo personaggio abbastanza complesso come si è preparata?
“Qualsiasi ruolo si interpreti deve essere scevro da pregiudizi. Lo studio deve iniziare dalla parola e non dall’idea del singolo. Assunta, il mio personaggio, fa una scelta un po’ obbligata ma in qualche modo volontaria, perché è vittima di abusi da parte del padre e sceglie Gesù come unico sposo che possa darle quella felicità mai provata. Essere monaca, in questo caso, è una fuga dalla vita domestica mentre per la collega Rossana Veracierta che dà vita ad una giovane fanciulla, Conforto, sceglie la vita monastica per non sposare un uomo che potrebbe essere suo padre”.
Questa piéce teatrale parla di violenza psicologica e fisica sulle donne. Anche oggi, come nel seicento, il genere femminile è costretto a subire. È tutta colpa, secondo lei, del maschio prevaricatore oppure sono le donne che per vari motivi non hanno la forza e il coraggio di uscire da determinate situazioni di sofferenza?
“Sono molto cauta nel giudicare certe situazioni. Penso che nessuno abbia il piacere di soffrire e non sono nessuno per poter giudicare le decisioni di alcune donne di non denunciare il proprio compagno, marito o fidanzato. Molte magari non lo fanno, perché sono state abituate sin da piccola ad essere sottomesse, altre non agiscono legalmente per proteggere i figli o semplicemente per amore. Ci sono mille ragioni che spingono le vittime a non denunciare. Le più coraggiose scelgono di agire legalmente senza, a volte, avere nessun risultato. Sono eventi che possono capitare a tutti nessuno escluso ed è ingiusto, per me, dare un giudizio”.
Quando ha deciso d’intraprendere la strada della recitazione cosa l’ha affascinata di più e quali sono state le difficoltà incontrate?
“Da un cammino iniziale di studi e di nascosto dalla mia famiglia sono riuscita a frequentare per tutti e tre anni la scuola dello Stabile in cui vige l’obbligo della frequenza. Nascondevo ai miei genitori questa mia scelta, perché essendo ancora studentessa universitaria, probabilmente, mi avrebbero ostacolato, perché temevano che non completassi gli studi. Studiavo e contemporaneamente recitavo. Questo non è un mestiere ma una vocazione e attraverso l’interpretazione di ogni personaggio scopro un lato sempre nuovo della mia personalità. Il mio è un lavoro che dà tanta gioia e soddisfazioni conquistate, però, con tanto sacrificio e impegno”.
Attrice ed anche wedding planner. Come concilia questi due lavori entrambi sicuramente creativi e comunicativi?
“Insieme a mio marito abbiamo fondato l’associazione culturale “Di Venere e di Marte”, che presto si trasformerà in una vera agenzia di eventi. Il mondo del teatro non è molto lontano dal wedding. Organizzare un matrimonio ha molti elementi in comune con il teatro. Ci sono molti attori e molte maestranze guidate da una buona regia coinvolgendo a livello emotivo moltissime voci proprio come a teatro”.
C’è stata qualche richiesta particolare durante la realizzazione di qualche matrimonio?
“Ci è stato chiesto di realizzare un matrimonio in mongolfiera. In Sicilia per realizzare un’idea del genere ci vogliono delle condizioni climatiche particolari. Tutto deve essere fatto con estrema precisione. Nulla, come in uno spettacolo, è lasciato al caso”.
Il nome “Di Venere e di Marte” richiama un famoso detto popolare siciliano che non favorisce i matrimoni. Come mai questo nome?
(Ride)
“Non siamo superstiziosi! Ogni giorno è quello giusto”.
Prossimi impegni lavorativi?
“Debutterò a Roma portando in scena il carteggio Colette Moncheries. Un dialogo tra l’autrice, Colette, e la figlia. Mi auguro di poter ritornare a recitare nella mia terra … chissà”.
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