Fabio Costanzo: “Vi racconto il mio Montalbano”


“Credo che fare l’attore non sia un mestiere divino, ma un lavoro come tanti per guadagnarsi da vivere”. Così Fabio Costanzo, reduce dal successo teatrale “Aragoste di Sicilia”, una produzione Teatro Brancati, in un assolato pomeriggio di fine giugno, ci racconta un po’ della sua vita e della sua esperienza professionale negli importanti set come “Il Commissario Montalbano” o “L’ultimo dei Corleonesi”.

In “Aragoste di Sicilia” interpreta Celestino, un ruolo affidato negli anni settanta ad un giovane Leo Gullotta. Come si è preparato ad affrontare questo personaggio? Non ha avuto paura del possibile confronto?

“Mi sono preparato con molta serietà e professionalità. Paura? Assolutamente. Chissà forse Celestino potrà portarmi fortuna proprio com’è successo a Leo”.

La sua vita si divide tra cinema, tv e teatro. Il grande pubblico lo ricorda per  l’interpretazione di Pasquale in Montalbano, il figlio pregiudicato della governante del famoso commissario. Parliamo di quest’esperienza?

“L’avventura “Montalbano” inizia nel 2000. Non ero convinto che mi scegliessero. Il regista Alberto Sironi, dopo il provino, mi telefonò dicendomi che io avrei interpretato Pasquale. Mi mandarono la parte da studiare e poi mi diedero appuntamento nella famosa location di Puntasecca”.

Immagino l’emozione  

“Infinita. Il primo giorno di riprese lo paragonerei ad un sogno ad occhi aperti. Mi fecero provare i costumi e mi diedero le disposizioni su come affrontare il personaggio. Il regista, gli attori, la troupe erano molto disponibili oserei dire una famiglia. Luca Zingaretti è stato davvero gentile con me. Siamo diventati subito amici e quando ci rivediamo è una grande festa”.

Ne “L’ultimo dei Corleonesi” di Alberto Negrin, film Rai, ha dato vita a Calogero Bagarella. È luogo comune far vedere in tv o al cinema il negativo della Sicilia. Cosa ne pensa del grande potere attrattivo sulla gente dei tanti film o fiction di mafia?

“Sono contrario a far passare come “eroi” i vari personaggi negativi che hanno infangato la Sicilia e i siciliani, ma essendo un attore ho accettato di dare vita a Calogero Bagarella cercando di  dare un aspetto umano al complicato personaggio. È stato un set davvero complicato in quanto ho dovuto imparare a cavalcare,  sparare e, soprattutto, ho dovuto scavare nella psicologia del personaggio”.

Ha lavorato anche per la tv tedesca in “La crociera della felicità” diretto da Dieter Kehler. Ha riscontrato differenze tra il modo di lavorare dei tedeschi con il nostro?

“Tanta differenza. Se potessi farei film solo in Germania. Professionalità, precisione, rispetto dei ruoli ma, soprattutto, al di fuori del set nessuno si credeva una “star”. L’unica difficoltà iniziale è stata la lingua”.

Qual  era il suo ruolo?

“Interpretavo un personaggio un pò losco, ma hanno evitato di mettere in risalto i lati negativi della nostra terra, per mostrare una Sicilia da cartolina illustrata”.

Ma è destinato a ruoli da cattivo

“È vero. Ad ogni provino vengo scelto per interpretare il cattivo. Le varie prove teatrali o cinematografiche da duro però mi permettono di scindere la mia anima pubblica da quella privata. Chi mi conosce in realtà sa che sono estremamente buono”.

Si diploma alla scuola di Recitazione d’Arte Drammatica Umberto Spadaro presso il Teatro Stabile di Catania nel 2001. Cosa l’ha spinta a scegliere questa strada e quali sono le difficoltà incontrate?

“L’amore per il teatro, nonostante ero consapevole  delle difficoltà che avrei incontrato. Tempo fa le cose andavano meglio. Adesso è tutto più difficile, perché si risparmia in ogni cosa dalle produzioni sino ad arrivare alle singole paghe degli artisti”.

È una presenza quasi costante nella programmazione del Teatro Brancati. Com’è cambiato oggi il mestiere dell’attore rispetto agli inizi e quali sono, secondo lei, le nuove esigenze del pubblico pagante?

“Il pubblico pagante oggi è molto esigente, non si accontenta delle solite commedie e cerca sempre un qualcosa che lo faccia emozionare. A Catania, purtroppo, i giovani seguono poco il teatro anche per problemi economici. La programmazione non sempre è felice e si dimentica, forse, di curare anche la giusta influenza pedagogica e culturale che ha il teatro”.

 

“I politici pensano che con la Cultura non si mangi e col teatro non si ottengano voti, per cui stentano a finanziare  tutto ciò che possa far bene al mondo artistico e teatrale. I miei futuri programmi? Per scaramanzia, è meglio non parlarne. Progetti? Tanti, ma quanti arriveranno alla realizzazione finale? Chissà …”.

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2 Commenti

  1. Pippo Cali
    1 luglio 2014
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    Complimenti per quello che fai, ma non parli mai del ruolo che hai avuto, nella commedia musicale Cavalleria Rusticana, interpretando, Turiddu.

  2. angelo
    1 luglio 2014
    Rispondi

    allora ti auguro il successo duvuto perche sei un grande e se faccio errori io posso ho la licenza poetica un abbraccio fratellone dall agente catarella ( Angelo.Russo)

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