Giovanni Carta: Per raccontare la Sicilia bisogna allontanarsene e perdonarla


Nella foto Giovanni Carta
Nella foto Giovanni Carta

Giovanni Carta è nato a Palermo. E’ andato via a 18 anni perché voleva fare l’attore, e ci è riuscito benissimo. Tuttavia non ha mai abbandonato del tutto la sua terra e la sua sicilianità, dove tornerà venerdì 12 e sabato 13 febbraio 2016 al Teatro Tezzano,  di via Tezzano 40 a Catania, con A testa sutta di cui cura la regia e l’interpretazione di tutti i sette personaggi. Lo spettacolo si basa sul testo di Luana Rondinelli.

Intervista a Giovanni Carta

Com’è nata la collaborazione con Luana Rondinelli e quindi il testo A testa sutta?

“Luana Rondinelli è un’attrice, anche lei di origini siciliane, che lavora a Roma, e che ha scritto tre testi teatrali bellissimi e tutti rigorosamente in siciliano. Maturavo da tempo l’idea di A testa

Nella foto Giovanni Carta in teatro
Nella foto Giovanni Carta in teatro

sutta e lei l’ha subito accolta, fatta sua, dando anima con le sue parole alle mie immagini. L’input principale viene da questa diversità cromatica di Giovanni che è un siciliano biondo con gli occhi azzurri in un mondo di neri con gli occhi neri. Oltre questi tratti eccezionali che lo rendono diverso agli occhi di tutti e che di conseguenza lo conducono all’ esclusione dal branco, Giovanni è buono, abbunazzato o abbabbasunato (come dice la gente). Il ragazzo è contraddistinto anche da una diversità emotiva, che lo spinge a non sottostare ai meccanismi del branco e della società e a crearsi un altro punto di vista: a testa sutta.  Giovanni ‘u biunnu’ è inoltre ombra di un cugino che lo difende, lo ama, e non lo fa sentire diverso perché riesce a vedere la sua purezza. Io stesso interpreto il cugino e tutti gli altri personaggi in scena, affidandomi solo, al massimo, ad un cambio del timbro vocale, ma senza mai ricorrere a cambiamenti di costume o scenografici. A testa sutta è uno spettacolo che può definirsi teatro della parola che tuttavia rimane molto dinamico, attraverso la rappresentazione di vari episodi, fino all’arrivo di un finale drammatico. Oltre questa diversità, argomento oggi più che mai attuale, volevo infatti trasmettere con un tocco di leggera umanità anche il senso di morte. Quest’esigenza è forse legata all’idea che mi è rimasta di Palermo quando andai via a 18 anni. In piena guerra di mafia, ad ogni angolo di Palermo si trovava una lapide, la città si stava trasformando in un cimitero, era avvilita, stressata, distrutta”.

Come raccontare questa Sicilia a chi siciliano non lo è?

“E’ stato difficile anche solo raccontare la Palermo, di cui parlavo prima, a mia moglie, che per inciso è di Catania. Non riusciva a capirmi a pieno. Poi un giorno siamo andati a vedere La mafia uccide sempre d’estate di Pif, da dove io uscii distrutto dalla sala, e dopo la visione di quel film riuscì a capirmi meglio. L’arte può trasmettere molto, ed è quello che provo a fare anche con il teatro. Non ho mai smesso di lavorare e di voler tornare in Sicilia. Da un po’ di tempo sentivo inoltre l’esigenza di recitare nella mia lingua. E anche se quando mi esibisco a Roma provo a mitigare e ad alleggerire il dialetto per rendere lo spettacolo più fruibile, l’umanità di fondo, la

Nella foto Giovanni Carta
Nella foto Giovanni Carta

psicologia dei personaggi e delle loro storie, la loro pregnanza territoriale, arriva, comunque, al pubblico forte e diretta. Inoltre penso che se ad oggi riesco a raccontare la mia Sicilia, è anche perché me ne sono allontanato da giovane, e guardandola dall’esterno ho avuto la possibilità di perdonarla ed amarla ancor di più. La Sicilia è molto cambiata: ho vissuto Catania negli anni’90 ed era vivacissima, forse negli ultimi anni, soprattutto nel mondo artistico, si è ripresentato un calo e una crisi visibile, ma sono sicuro tornerà a sorridere presto”.

Quali sono le differenze tra la recitazione teatrale e quella cinematografica e televisiva?

11717409_10207298967142712_896245550767589959_o“In Italia esiste questo vezzo per cui se sei un attore teatrale non puoi fare televisione o viceversa, in realtà io penso che la vera differenza stia solo se sei un bravo attore o meno. E’ chiaro che esistono differenze oggettive tra i vari mezzi, soprattutto tra il teatro e il cinema cambia il focus, l’obiettivo. Mentre al teatro l’attore deve rivolgersi alla vasta platea, allargando il punto focale e andando lui incontro al pubblico, quando si recita di fronte all’obiettivo della videocamera il focus si restringe, e sono gli occhi del pubblico che poi ti verranno addosso, tuttavia se sei un bravo attore devi saper fare bene in entrambi i casi.”

 Prossimi progetti?

“Reciterò in una fiction televisiva alla Rai, basata proprio su La mafia uccide sempre d’estate. Le dodici puntate si incentreranno sulla vita di questo ragazzino di Palermo, che poi crescendo diventa giornalista e vive tutte le contraddizioni e le atrocità della città”.

 

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