Sarà presentato domenica 9 al Taormina Film Fest in anteprima nazionale “La Divina Dolzedia”, il nuovo film del regista siciliano Aurelio Grimaldi. Protagonista indiscussa di questo lungometraggio impregnato di sicilianità ed esuberanza è Guia Jelo, attrice catanese di fama nazionale, dotata di un’espressività stupefacente capace di trasmettere emozioni sia dal palcoscenico che attraverso il piccolo e grande schermo. Nel cast de “La Divina Dolzedia” figurano anche Francesca Ferro, Mario Opinato, Nellina Laganà, Fabio Costanzo, Claudio
Musumeci, Jacopo Cavallaro, Giovanni Alfieri, Gabriele Vitale. Inoltre, il film vede la partecipazione straordinaria di Tuccio Musumeci e amichevole di Simona Izzo, Lucia Sardo e di Pippo Pattavina. Ad interpretare la figlia di Dolzedia, invece, è la giovanissima Maria Chiara Pappalardo, alla sua prima esperienza cinematografica, che ci regala una scena carica di intensità e poesia. “Il cast è davvero fantastico. – commenta Maria Chiara, pupilla di Guia Jelo – Nonostante sia stata solo un giorno con loro, mi sono sentita subito accolta e in famiglia per via del clima di grande armonia e cordialità. In più, ho scoperto in Guia anche un lato molto materno e la considero un importante punto di riferimento per i suoi preziosi consigli.”
Intervista a Guia Jelo
Come descriverebbe il personaggio che interpreta nel nuovo film di Aurelio Grimaldi?
“La Divina Dolzedia è l’apoteosi, anzi l’overdose del femminile in quanto è proprio fimmina, fimmina, fimmina. Il film racconta ventiquattro ore della vita di una prostituta anziana che ancora regge inspiegabilmente grazie a una tecnica erotica misteriosa chiamata ‘gnicche gnacche’. Dolzedia non è altro che una nave scuola vintage, come amo definirla, che non ha timore di mostrare le piccole defaillance dell’età come una lieve pancetta o un braccio non proprio tonico (senza esagerare! Non ho la uallera, ma sono pur sempre una ragazza di 65 anni). L’aspetto particolare di questa commedia sta nell’esuberanza e nell’esagerazione della regia, in particolare nella gestione della sceneggiatura che non si è rivelata facile. Infatti, l’andamento de La Divina Dolzedia è trasgressivo, torpiloquiante e un po’ spregiudicato nella terminologia ma non nell’immagine. Il sesso è presente costantemente nel film ma non si vede né si fa, diciamo che non rappresenta il plot, piuttosto è pensato in un arcano amore del regista nei confronti del mondo della prostituzione. Un elemento che mi piace molto è il leitmotiv del piacere erotico rappresentato dallo ‘gnicche gnacche’, pratica che non verrà svelata né visivamente né a parole. Questo mistero, che è la peculiarità massima de ‘La Divina Dolzedia’, conferisce ulteriore fascino al film. A proposito di Aurelio Grimaldi, vorrei dire che si tratta di un amico e di un regista sui generis che addirittura mi supera… e io sono decisamente sopra le righe! Insieme siamo scoppiati e abbiamo partorito questo film. Proponendomi la parte di Dolzedia, Aurelio mi ha fatto un dono enorme, considerata la fatica fatta per gestire me, il personaggio e la situazione.”
Dolzedia concilia la sua professione basata principalmente sulla carnalità con la passione per la letteratura di Dante e Jacopone da Todi. Come ci riesce?
“Il regista ama la figura del prostituta popolana e questo film sposa il popolo (che più popolo non si può!) addirittura con la cultura e con la ricerca dell’evoluzione e della sapienza. Dolzedia ha una cerchia di clienti acculturati e non si fa problemi a rimproverare i ragazzi di strada che non studiano. Non si tratta della classica immagine di prostituta a cui siamo abituati e nemmeno la escort. Proprio questa è stata l’idea vincente del film. E in fondo la cultura è qualcosa che noi italiani, figli di grandi personaggi come Dante o Leonardo da Vinci, abbiamo nel dna. Per Aurelio Grimaldi non è anomalo o ingiusto essere colti se si pratica sesso mercenario, contagiando la cultura ai clienti. Anche in questo film è presente il tema dell’antiborghesia e ci fa comprendere che non solo i borghesi o le persone con la puzza sotto il naso possono essere ricchi culturalmente.”
Si tratta di un film che trasuda sicilianità?
“Sì, anzi catanesità allo stato puro. Però c’è una cosa importante che manca in questo film, principalmente per motivi di tempistica e mezzi limitati: il mare. Questo Aurelio non me lo doveva fare! Perciò, colgo l’occasione per invitarlo a propormi un nuovo film, anche se so che non ne può più di me. A causa della mia esuberanza e del mio cutturiamentu (ai fini della buona riuscita del film, s’intende), mi ha già avvisata che a Taormina vuole portare un marruggiu per tirarmelo in testa!”
Qual è il valore aggiunto de “La Divina Dolzedia”?
“Credo che il valore aggiunto sia la scoperta della mia pupilla Maria Chiara Pappalardo, al suo primo ciak. Lei ci regala uno dei momenti preferiti da Aurelio. Il film è abbastanza scurrile, ma il personaggio interpretato da Maria Chiara lo riscatta con una scena veramente poetica.”
Lei vanta una lunga carriera non solo in ambito cinematografico, ma anche in televisione e soprattutto al teatro…
“Sinceramente il mio curriculum effettivo fa vergognare la mia situazione, io fatico molto, devo sempre lottare perché da noi non esiste un sistema come a Vienna (dove ho lavorato per un anno al Burgteather) basato sui sondaggi del pubblico, anche perché è proprio il pubblico che decide cosa vedere e che paga il biglietto. Se funzionasse così anche qui – come dicono a Roma – non saprei più a chi dare i resti! Invece mi ritrovo a fare la fame a causa di amici, mugghieri ed inciuci. Ringrazio pubblicamente l’assessore al Turismo Anthony Barbagallo perché fa quel che può e non impone i suoi salotti, al contrario di tanti politici.”
Si sente ottimista per il futuro del Teatro Stabile di Catania?
“Sì. Innanzitutto ci tengo a specificare che il Teatro Stabile ha dovuto affrontare dei grandi problemi che non sono stati causati da un direttore artistico in particolare. Si è trattato di un tamponamento a catena, la colpa non è di nessuno ma è di molti. Però, adesso risorgerà proprio come risorge la fenice dalle ceneri, più grande e più forte della desolazione e della morte. Infine, la stagione teatrale dello Stabile sarà inaugurata dall’opera di Pirandello Sei personaggi in cerca d’autore per la regia di Michele Placido e credo che sia un bel biglietto da visita.”
Tornando al cinema, cosa ne pensa di questa 63° edizione del Taormina Film Fest affidata a Taormina Arte?
“Non voglio nascondere il fatto che La Divina Dolzedia non avrebbe dovuto esserci, il film infatti era stato bocciato per poi essere ripescato da Taormina Arte. Sono andata alla conferenza stampa per ringraziarli. Credo che quella di quest’anno sia una delle edizioni più importanti della storia del Taormina Film Fest perché finalmente torna in mano ai siciliani, senza nulla togliere a Tiziana Rocca che ha cercato di dare prestigio mondiale alla manifestazione negli scorsi anni. Ma noi siciliani non possiamo stare sempre dietro le sbarre, aspettando che ci lancino le noccioline.”
Per concludere… se dovesse offrire dei consigli ai giovani che hanno il desiderio di intraprendere la carriera da attori, cosa direbbe?
“Insegnando al teatro Brancati, mi capita anche di dare alcuni consigli a chi vuole recitare. Ho notato che in passato c’era un forte desiderio di scoprire o affermare il proprio talento qualora già lo si conoscesse. Ora il problema nasce dalle singole persone che si svegliano la mattina pensando di voler diventare attori. A causa di questa moda lanciata da alcuni prodotti televisivi basati sull’emulazione ci ritroviamo in overdose. E, così, molti giovani ne restano delusi, ma non possiamo essere tutti attori. Quindi, come consiglio proporrei di avere maggiore consapevolezza nelle scelte e meno spirito di massa emulativo.”
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