L’attrice catanese Manuela Ventura nel cast di “Cetto c’è senzadubbiamente” scritto da Antonio Albanese con Piero Guerrera e diretto da Giulio Manfredonia, distribuito da Vision Distribution, prodotto dalla Wildside di Mario Gianani e Lorenzo Mieli, da Fandango e da Vision Distribution.
Manuela Ventura ci racconti qualche retroscena sul set?
“La preparazione della coreografia che accompagna uno dei momenti del film sulle note di “Io sono un Re” che Cetto canta in coppia con Gué Pequeno. La premessa è che ho provato la coreografia con scarpe tacco 11 cm, la conseguenza è facilmente intuibile. Durante una delle prove, il tacco è rimasto piantato a terra e io, inciampamente, ho preso uno scivolone a ritmo di musica”.
Aveva già lavorato con Albanese?
“La mia prima volta al fianco di Antonio Albanese. È sempre stato un punto di riferimento, un artista che stimo e ammiro, lo seguo da sempre, mi piace moltissimo il suo modo di lavorare, l’intelligenza delle sue proposte, le sue intuizioni, la sua sensibilità, e di tutto questo ho avuto conferma sul set. Antonio è un grande osservatore, generoso, mette a proprio agio i compagni di lavoro, per costruire il personaggio di Claire i suoi consigli sono stati fondamentali, così come quelli di Giulio Manfredonia, il regista, grazie alle loro indicazioni. I timori iniziali si sono sciolti e il regalo più bello è stato quello di trovare, durante il lavoro, un senso di libertà e di gioco, fatto con grande serietà. Non è per niente semplice la comicità, è un meccanismo che necessita comunque di rigore, proprio perché più libera richiede maggiore attenzione e capacità di ascolto a tutto ciò che accade”.
Come vi siete confrontati sul set?
“È stato fondamentale cogliere gli aspetti insoliti di questo personaggio, così come determinante è stato creare l’immagine giusta di Claire. È stato fatto anche un bellissimo lavoro con i costumi, il trucco e l’acconciatura. Claire viene presentata come una marchesa, dunque una nobile, a cui spetta il compito di insegnare le buone maniere a Cetto, futuro sovrano del Regno delle due Calabrie. È un personaggio eccentrico, con dei guizzi un po’ folli, fare rispettare l’etichetta come si conviene al nobile rango, non sarà un’impresa semplice”.
Cosa dobbiamo aspettarci da questo film?
“Intanto a proposito di aspettative, l’attesa finalmente è finita e Cetto Laqualunque ritorna a far parlare di sé. Ora vive in Germania, ha una nuova famiglia e si occupa di svariate attività non proprio in regola. Quando la zia che lo ha cresciuto sembra stia morendo, Cetto è costretto a tornare al paese dove un gruppo di nobili lo convincerà di essere l’erede del principe Ruffo di Calabria e che il suo destino è quello di diventare il nuovo sovrano del Regno delle due Calabrie. È un film che attraverso i toni della comicità, racconta molto di noi, è uno specchio apparentemente deformato di certe derive e brutalità, assurdità, abiti da favola, proclami, situazioni grottesche, si mescolano e raccontano molto della nostra realtà. C’è nella risata, un’eco per niente lontana di ciò che giornalmente vediamo e sentiamo intorno a noi”.
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