Storie di altri tempi, ambientati in una Sicilia arcaica, selvaggia, affascinante. Storie di vita, storie di coraggio, di amore e di violenza. Lella Seminerio, dopo il successo del primo romanzo La casa del mandorlo edito da Euno Edizioni, torna in libreria con il suo secondo romanzo Rosso Ulivo, per la collana Siké di Euno, con carta realizzata con sottoprodotti di lavorazioni agro-industriali degli agrumi salvati dalla discarica.
“Sono siciliana, amante della mia terra, profondamente legata, in modo oserei dire morboso alle mie origini. – spiega l’autrice – Una consapevolezza e un’appartenenza che sono via via cresciute, ahimè, con l’età. Mandorli e ulivi sono rappresentativi dei nostri paesaggi, nella scrittura mi sono ritrovata immersa tra i mandorleti della campagna prima e tra gli ulivi montani poi”.
Di cosa parla questo romanzo?
“Rosso Ulivo è un romanzo tenero e drammatico, in cui la forza trascinatrice della violenza è veramente tanta. La vicenda prende vita nell’agosto del 1981, quando il parlamento italiano abroga la barbara legge del delitto d’onore. In quell’agosto catanese che io descrivo rovente, su di un treno per Roma si incontrano Annalisa Morelli, aspirante giornalista, e un’anziana signora che racconta una storia avvenuta più di mezzo secolo prima in uno sperduto paesino dei Nebrodi. La protagonista di questo racconto è Tinuzza, una ragazzina quindicenne che vive con la famiglia in una casa umile e che è costretta, per motivi economici, a lasciare i suoi monti e il suo fidanzatino, per andare a lavorare a casa del padrone del podere dove i suoi abitano e lavorano. Il romanzo racconta le esperienze forti e drammatiche che farà la giovane, lontano dal luogo protetto che è rappresentato dalla sua casa”.
Come descriverebbe questo suo lavoro?
“Un romanzo che è sicuramente di denuncia, ma che vuole inviare un messaggio di speranza, la speranza riposta nella vittoria del bene sul male, in cui la violenza, che ad un certo punto per una serie di eventi, sembra prendere il sopravvento, invece si dissolve come nebbia trafitta dal sole. Il sole a cui mi riferisco è ovviamente il sole dell’amore. A mio avviso l’unico vero antidoto contro la violenza”.
Da dove nasce questa storia?
“Dai racconti che mi sono stati fatti. È una storia realmente accaduta. L’ho incamerata e a un certo punto Tinuzza è venuta a bussare idealmente alla mia porta. Le mie storie affondano le radici nelle tradizioni”.
Perché Rosso Ulivo?
“Senza svelare molto, diciamo innanzitutto che esiste una motivazione ben precisa, ma non vorrei palesarla e togliere il piacere della scoperta. Posso dire che la politica non c’entra nulla, che non si tratta di un giallo né tantomeno di un noir. E poi posso dire che gli ulivi ricorrono molte volte e che giocano un ruolo fondamentale nell’economia del romanzo. Infine, sin da quando ho iniziato la prima stesura era un titolo che mi frullava in testa. Ho pensato ad altri titoli, ma questo mi è sempre piaciuto di più. Un titolo che dava un’idea forte e vigorosa della storia. Esattamente quello che volevo ottenere”.
Avete appena finito di girare il book trailer e presto ci sarà anche un cortometraggio.
“Sì e sono emozionatissima. Vedere i miei personaggi prendere forma è stato entusiasmante, quasi magico. Il book trailer è stato girato da Alberto Maria a Villarosa. Inoltre dirigerà anche il cortometraggio. Stanno lavorando alla sceneggiatura. E questo mi gratifica molto”.
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