Aeroporto di Catania, sala d’attesa e tanta gente frettolosa attorno. Questa è lo scenario della nostra intervista con Sebastiano Riso, regista emergente premiato a Cannes e acclamato dalla sua città per la qualità e la forza della sua primo interessante prodotto cinematografico, “Più Buio di Mezzanotte”, che racconta l’adolescenza siciliana di Davide Cordova, in arte Fucsia, drag quenn delle notti romane. Mentre siamo in attesa dell’aereo che lo riporti a Roma discutiamo amabilmente delle tante problematiche affrontate per la realizzazione del film e dei tanti preconcetti del nostro Paese.
Una grande visibilità internazionale ed importanti riconoscimenti nella sua Catania. Abbiamo sfatato il detto “Nemo propheta in patria”…
“Tutto il mio immaginario deriva dal mio essere siciliano. La mia terra mi ha aiutato molto. Credo che se non fossi nato in Sicilia non avrei avuto questo spirito creativo. Catania è una città come poche, perché coesistono contemporaneamente tante diverse realtà con le loro storie e tradizioni, un patrimonio di inestimabile valore per chi come me vive questa professione”.
Nel suo film racconta la storia di Davide Cordova e Catania è volutamente protagonista. Cos’ha provato da catanese nel realizzare un film così particolare nella propria città?
“Mi sono sentito molto stimolato ed invogliato, anche perché la storia lo permetteva. Davide Cordova è una persona che ha messo nelle mie mani la sua vita. Abbiamo ricreato gli ambienti che hanno caratterizzato la sua adolescenza. Tutti pensano che il cinema debba mostrare il duomo, la piazza centrale o la Chiesa più bella. Esiste anche un altro tipo di cinematografia che è più interessante da mostrare: la vita di tutti i giorni. C’è il “Bell’Antonio” dove si rappresenta il salotto della città con i suoi balconi barocchi, ma c’è anche “Più Buio di Mezzanotte” con il suo microcosmo ed in entrambi i casi è stata suscitata la curiosità internazionale. Il Festival di Cannes è tra i più prestigiosi al mondo e la scelta di mostrare, tra quattromila film, “Più Buio di Mezzanotte” significa che piace anche quel tipo di spettacolo destinato a stare ai margini. Nella realizzazione del progetto sono stato molto aiutato dal lavoro svolto da Pino Cori e dalle scenografe che hanno saputo proporre delle facce alternative”.
La frase “Più Buio di Mezzanotte” è tipicamente siciliana. Che valore ha nel film?
“Lucia Sardo, la nonna di Davide, ripete spesso questa frase parlando con il nipote. In questo caso assume una valenza particolare, in quanto indica proprio il contrario, perché il peggio deve ancora arrivare. È un pretesto per descrivere che in Italia non c’è una legge contro l’omofobia e che non esiste il rispetto per la diversità in genere”.
Il suo è un film che lancia un messaggio profondo e che non presenta alcuna scena di violenza o di nudo. È stato, però, censurato dalla critica e vietato ai minori di quattordici anni. Come ha vissuto questa situazione?
“È la prima volta che mi viene domandato dopo tante interviste. Mi piace questa domanda. Si racconta l’omosessualità giovanile tema difficilmente trattato, perché non facile. Molti film iniziano con scene scabrose e non hanno neanche il divieto, mentre un film di denuncia sociale ottiene un limite così importante e pesante. Ho dovuto pagare una penitenza enorme. È un film formativo che dovrebbe essere visto dai ragazzi giovani, che all’estero verrà visto senza censura. È un tentativo banale di proteggere cosa non si sa. Mi sono sentito limitato da questa decisione. I miei attori, il produttore ed io abbiamo sofferto questo decisione non legittimata da alcuna scena erotica o violenta. È stato inteso come un film concettualmente pericoloso”.
Tanti i pareri positivi di autorevoli colleghi …
“Ho avuto il piacere di vedere il film insieme a Bernardo Bertolucci, che ne ha apprezzato molto le qualità. Nanni Moretti ha deciso di inserirlo nel suo festival. Marco Bellocchio ne ha elogiato le caratteristiche. Tutto ciò dimostra che un certo tipo d’italiani mi hanno sostenuto e per un’esordiente come me è fonte di soddisfazione”.
Quanto è stato difficile realizzare questo film?
“È stata una scalata. Ci sono stati momenti di crisi o sofferenza e altri di grande gioia. Sono stato sostenuto da Rai Cinema, dalla Regione Sicilia ma è stato fondamentale il supporto del produttore, Claudio Saraceni, un coraggioso uomo di settanta anni che ragiona come un cinquantenne. Non potrò mai dimenticare quando mi disse: “Stai tranquillo. Faremo questo film”.
Da ragazzino andava a Cannes come consumatore o fan del Festival del Cinema, mentre adesso è diventato uno dei protagonisti. Qual è stata la sensazione che ha provato?
“È stato emozionante. Pochi hanno scommesso in un film con una tematica così difficile e il successo ottenuto a causa delle problematiche affrontate è stato ancora più grande”.
Ha dichiarato: “Il Cinema mi ha sempre calmato”. Ci spiega cosa significa per lei il buio di una sala cinematografica?
“Sono stato un adolescente irrequieto e difficile. Il Cinema con le sue luci soffuse era, per me, un momento di distensione e di pace per i miei genitori. Mia madre e mio padre hanno subito percepito questa sensazione e mi portavano, anche più volte al giorno, al cinema. Rimanevo e rimango tutt’ora ipnotizzato da quel rettangolo bianco che s’illumina. Anche oggi quando vivo momenti di crisi vado al cinema. Ritrovo la mia dimensione interiore”.
Cosa pensa di chi sostiene che il Cinema sia morto?
“Non è vero che non ci sia più niente da dire o che i linguaggi siano tutti già stati sperimentati. Siamo in un momento di rigenerazione. Basti pensare che ai Nastri D’Argento cinque registi esordienti su sei sono siciliani. L’anno scorso a Cannes c’era un altro film italiano e il Gran Prix è stato vinto da un’italiana. Penso che l’Italia stia attraversando una primavera cinematografica, in quanto provenienti da una dittatura mediatica ventennale. Abbiamo alimentato e covato in questo ventennio qualcosa, cinematograficamente parlando, davvero interessante”.
“Sto creando un nuovo progetto con gli stessi sceneggiatori di “Più Buio di Mezzanotte”, ma ancora non posso dire nulla”.
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