L’attrice Vitalba Andrea è tra gli interpreti dello spettacolo “Una solitudine troppo rumorosa” di Filippo Arriva, tratto dal romanzo dello scrittore Bohumil Hrabal, scena fino al 26 aprile al teatro Musco nell’ambito della rassegna “L’isola del Teatro”. Vitalba Andrea è volto noto e brioso della scena teatrale catanese. La incontriamo durante il suo giorno di riposo dalle repliche teatrali ma pronta a tuffarsi in altre nuove ed importanti avventure cinematografiche.
È stata recentemente diretta da Silvio Muccino in “Le Leggi del desiderio”. Ci racconta di questa nuova esperienza cinematografica?
“Sono felice di aver conosciuto Silvio Muccino, un ragazzo semplice ed innamorato del suo lavoro. Mi sono trovata bene a lavorare con lui. Sono contenta di quest’esperienza e il rapporto con i colleghi è stato davvero bello. Io non mi occupo di regia, ma l’amore con cui Silvio lavora e accarezza la macchina mi ha emozionato”.
Questi primi quattro mesi dell’anno sono stati sin da subito portatori di grandi novità per la sua carriera d’attrice e molti altri stanno per realizzarsi …
(ride)
“È vero in un periodo di carestia, per fortuna riesco a lavorare bene. In questi giorni sono impegnata nella realizzazione di un nuovo cortometraggio scritto da Melania La Colla, con la quale ho collaborato anche in un altro progetto, “La stella di San Lorenzo”, che spero tra non molto venga realizzato su qualche palcoscenico catanese, mentre la prossima settimana girerò un altro corto diretto da Lucia Sardo. Mi piace quando si dà la possibilità alle donne di esprimersi liberamente”.
Secondo lei il nostro cinema pecca un po’ di maschilismo?
“Oggi scrivono tutti per gli uomini. Non si scrive più per le donne, non abbiamo la possibilità di far vedere quanto valiamo. Ci sono autori come Soldini, con il quale ho avuto la fortuna di lavorare, che ci valorizzano ma sono mosche bianche. Si parla di pari opportunità, ma ancora siamo lontani da ottenere una vera uguaglianza”.
Dal primo debutto in “Come si rapina una banca” all’attuale lavoro, “Una solitudine troppo rumorosa”, com’è cambiata la sua vita?
“Tutto è avvenuto per caso. Io volevo fare il medico. La mia carriera iniziò perché sono stata “costretta” a sostituire una ragazza che aveva vinto il concorso come hostess ed io ero, secondo gli organizzatori del Teatro Azeta, l’unica adatta per poter ricoprire quel ruolo. Appena ho capito che questo sarebbe stato il mio lavoro, ho fatto l’accademia del Teatro Stabile, ho studiato ed ho cercato di perfezionarmi e di andare avanti”.
Tanto Teatro, Cinema di qualità e tante fiction. Tra i tanti personaggi a cui ha dato vita a quale si sente più legata?
“Sicuramente la mamma di Rino Gaetano nella mini serie dedicata al cantante. Ricordo che il regista Marco Turco mi disse: “sei la prima attrice che si taglia le battute”. Questa donna era talmente forte ed importante nella vita del figlio che riusciva ad imporre la sua presenza anche senza parlare. Non è stato un semplice sceneggiato o film per la tv, ma un prodotto cinematografico prestato al piccolo schermo”.
Come ha vissuto e vive da artista, da catanese e da donna di cultura cresciuta artisticamente alla scuola di recitazione dello Stabile la pesante decisione di non considerare l’Ente etneo e il Teatro Biondo di Palermo teatri d’interesse nazionale?
“La politica non è il mio lavoro, ma penso che lo Stabile abbia tutte le carte in regola per essere un teatro d’interesse nazionale. Non dimentichiamoci che ha una storia gloriosa alle spalle. Non valorizzare lo Stabile significa cancellare le nostre tradizioni. Spero che si possano ravvedere e che la situazione possa cambiare, perché stiamo vivendo in un momento storico caratterizzato dal nulla”.
In un tale clima di austerità c’è speranza per chi vuole studiare per diventare attore?
“No! Sono tempi troppo difficili, non dico di non inseguire i propri sogni, ma di creare sempre delle possibilità alternative un po’ più sicure. Non mi sono mai pentita della scelta fatta, ma se potessi tornare indietro forse avrei preferito, solo per la sicurezza economica, fare il medico e non subire i giochi della politica senza poter reagire”.
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