Il cigolio delle imposte di legno, spinte dal vento, la porta aperta che lascia intravedere il tetto crollato su una tavola ancora imbandita e una strana sensazione di essere osservati. Ma in fondo, da chi? Ormai è quasi mezzo secolo e forse più che quelle finestre si affacciano sul nulla e lo stesso scenario si presenta in molti, troppi paesi diventati anonimi che da un versante all’altro della Sicilia tracciano una mappa di paesi fantasma che nella loro desolazione suscitano un grande fascino.
A Cunziria, Borgo Lupo, Borgo Milè, Borgo Rajù, Borgo Schirò, Gibellina Vecchia, Poggio Reale e i Villaggi Schisina sono solo alcuni dei tantissimi paesi fantasma che offrono scenari inquietanti ma comunque da esplorare. Magari iniziando a farlo protagonista di un set fotografico o cinematografico.
Paesi fantasma in Sicilia
CUNZIRIA – VIZZINI (CT)
Esemplare d’archeologia industriale ottocentesca, la Cunziria ospitava un centinaio di persone che lavoravano e risiedevano nelle caratteristiche abitazioni di Contrada Masera: circa 40 piccole case-bottega, alcune a più piani ed edificate su più livelli tra la valle e la collina per favorire la seccatura delle pelli lavorate, più la chiesetta di Sant’Eligio, della quale rimane oggi solo la struttura.
Sviluppatasi nei pressi de “A Funtana” (la Fontana), la Cunziria era il luogo più idoneo per l’attività di conciatura del cuoio.
Abbandonato in seguito alla rivoluzione industriale, ai mutamenti economici e ai conflitti mondiali, questo antico borgo ormai disabitato è divenuto presto luogo di deposito abusivo per agricoltori e allevatori. Oggi proprietà della provincia di Catania in comodato d’uso gratuito al Comune di Vizzini, è in restauro ai fini della valorizzazione storico-letteraria del Patrimonio
Verghiano per consentirne una più adeguata fruizione turistica, culturale e commerciale.
Pietra bianca, muri a secco neri e grigi, vialetti che si inerpicano attorno alla collina, piante di sommacco, profumo di zagara. Questi i luoghi in cui visse Giovanni Verga e nei quali ambientò le sue novelle.
BORGO LUPO – MINEO (CT)
Il villaggio – che porta il nome di Pietro Lupo, medaglia d’oro al valor militare – venne costruito tra il 1940 ed il 1941 su progetto degli ingegneri Marino, Santangelo e Puglisi.
Era composto da 15 edifici, che, a causa dello scarso valore dei materiali da costruzione, subirono un rapido degrado.
Un intervento di ristrutturazione eseguito fra il 1958 ed il 1961 non ha rilanciato l’originaria funzione d’uso del borgo,
oggi abitato abusivamente da pochi residenti.
BORGO MILE’ – (ME)
Borgo Milè, un vecchio villaggio contadino ormai dimenticato perfino da tanti abitanti della zona. Si trova nel Parco dei Nebrodi, nei pressi di Galati Mamertino, in provincia di Messina e, nascosto com’è tra la vegetazione, è perfino difficile trovarlo.
E’ costituito da un agglomerato di case in pietra, in genere su due piani: quello sottostante era adibito a ricovero per gli animali e quello superiore era riservato all’abitazione dei contadini. Un tocco di pittoresco è dato dalle scale esterne e dagli archi che, al di là di quella che era stata la loro funzione pratica, movimentano l’architettura delle semplici costruzioni. Poco distanti si trovano anche i ruderi di un antico mulino ad acqua. Nel complesso si tratta di un tipico insediamento agricolo, come se ne trovavano numerosi fino alla prima metà del Novecento.
BORGO RAJU (ME)
Frazione del comune di Fondachelli Fantina. Quando era stabilmente abitato contava circa 400 abitanti. Dopo l’alluvione del 1972, causata dall’esondazione del torrente Fantina, la parte bassa del paese ha subito gravissimi danni.
Ad oggi la frazione risulta disabitata e in stato di abbandono. Le case sono tutte aperte e visitabili.
BORGO SCHIRO’ – (PA)
Borgo Schirò visse il periodo di suo massimo splendore tra gli anni quaranta e gli anni cinquanta costituendo una realtà urbana compatta, viva e dinamica in cui si potevano contare circa 100 abitanti.
Tra la fine degli anni cinquanta e gli inizi degli anni sessanta iniziò il declino del Borgo che si andò spopolando sempre più e cadde lentamente nell’oblio. Nemmeno l’approvazione della legge sulla riforma agraria del 1950 e le attività dell’ Ente per la
Riforma Agraria (ERAS) poi diventato Ente di Sviluppo Agricolo (ESA) riuscirono ad evitare l’abbandono del territorio. Infatti la cooperazione forzata fra enti pubblici e contadini ed i pochi ettari (appena 4) assegnati a questi ultimi non diedero risultati positivi e la conseguenza fu un’emigrazione massiccia ed irrefrenabile.
Oggi di Borgo Schirò rimane una piazza deserta circondata da abitazioni vuote e malridotte con muri e strutture pericolanti e semidistrutte, illuminazione e segnaletica inesistente e con la vegetazione che ha aggredito marciapiedi e cortili.
GIBELLINA – (TP)
Il centro storico di Gibellina venne distrutto dal sisma del 15 gennaio 1968, che provocò 1150 vittime, 98.000 senzatetto e sei paesi distrutti nella valle del Belice. Su queste macerie Alberto Burri ha realizzato il Grande Cretto. L’opera consta di un’enorme colata di cemento bianco che compatta i dodici ettari di macerie del centro storico di Gibellina. Le macerie furono distrutte grazie all’intervento dell’esercito; raccolte con bulldozer, compattate e tenute insieme da reti metalliche. Sopra questi blocchi omogenei si colò il cemento liquido bianco. Ogni fenditura è larga 2-3 metri, mentre i blocchi sono alti un metro e sessanta circa. ‘opera come spazio percorribile, ad altezza d’uomo – un vasto e spettrale labirinto aperto fra le crettature, che diviene un percorso di smarrimento, di riflessione sulla nozione stessa di perdita.
POGGIO REALE – (TP)
Nel 1968 ci fu la violenta scossa che colpì la Valle del Belice distruggendo la città. Restano i ruderi che, ancora oggi, testimoniano la vita prima del 1968.Dopo il terremoto si decise di non restaurare questi ruderi ritenendo il loro ripristino antieconomico e potenzialmente pericoloso. Il paese venne ricostruito alcuni chilometri più a valle.
Presso la Biblioteca Comunale è stato allestito un museo etno-antropologico di vita contadina, e sono esposti pure alcuni dei reperti recuperati negli scavi del Monte Castellazzo.
VILLAGGI SCHISINA – (ME)
Situati nei pressi di Francavilla di Sicilia in provincia di Messina, i Villaggi Schisina sono un agglomerato di sette villaggi uno accanto all’altro, costruiti dalla Regione Sicilia appena nel 1950.
La Regione Sicilia non molto tempo fa e grazie alla creazione dell’Ente per la Riforma Agraria in Sicilia (Eras) aveva avviato un sistema di esproprio dei latifondi per poi assegnarli ai contadini che ne avrebbero fatto richiesta.
Il “fortunato contadino” una volta accaparrata la dimora avrebbe potuto acquistarla con un canone agevolato e dilatato nel tempo. Il progetto durò appena 10 anni. Già nel 1960 i Villaggi Schisina vennero abbandonati per spopolamento.
Nonostante si arrivi ad esempio nella piazza principale del primo villaggio, e sin da subito, è possibile ammirare una chiesa a anche una scuola, le dimore si presentavamo fatiscenti con poche stanze, una o massimo due, senza possibilità di agganciare la rete elettriche e senza acqua. I villaggi sono: Schisina, Borgo San Giovanni, Bucceri-Monastero, Pietra Pizzuta, Malfitana, Piano Torre, Morfia.
Articolo scritto da Anastasia Viola
Bel lavoro.grazie
bravissima!!!!
brunocarmelo@tiscali.it
Brava!! Complimenti per la descrizione sintetica ma utile anche per chi vuole andare a vedere.
Grazie Carmelo