Ritorno a Palermo a distanza di circa 26 anni. Sì, è passato più di un quarto di secolo dall’agosto del 1993 quando, dopo un anno di servizio militare, mi lasciavo alle spalle una città avvolta nella paura, ancora straziata dal tritolo dell’anno precedente. Una città che, in un sussulto di orgoglio, cercava di reagire allungando all’infinito quella catena umana composta dagli studenti che sfilavano in corteo anche nei quartieri più a rischio, che si riunivano in sit-in davanti al tribunale in ricordo dei loro “martiri laici”, che dal profondo sud cercavano nel loro piccolo di scuotere le coscienze di un intero paese che spesso tende a dimenticare.
Palermo…fino a Piazza Pretoria
A distanza di così tanto tempo, una volta assolte le incombenze che mi hanno riportato in città, provo a immergermi per qualche ora in quel crogiolo urbano che trasuda storia, che emana arte dal vicolo più sperduto fino alle vie signorili, in una miscela di stili architettonici che spaziano dalle cupole arabe fino al Barocco del centro più antico. È già mezzogiorno quando inizio la mia veloce passeggiata inoltrandomi per gli stretti vicoli della Kalsa e la cosa che più mi colpisce è la strana calma che la avvolge a quell’ora del giorno, in netto contrasto col caos generato dallo sciamare ininterrotto delle macchine sul vicinissimo lungomare. Risalendo per via Vittorio Emanuele la sequenza di monumenti e palazzi storici sembra non finire mai, troppo poco il tempo a disposizione quindi decido di soffermarmi solo sui posti che stimolano i miei ricordi. Raggiungo piazza Pretoria.
Palermo, i quattro canti
Ai Quattro Canti ecco l’altra sorpresa: quello che un tempo era un affollato crocevia saturo di automobili, oggi è il centro di un gradevole scorcio di città a partire dal quale è interdetto il traffico veicolare, una Ztl che ti permette di visitare il cuore di Palermo evitando pericolosi slalom tra le automobili. Mentre riporto indietro di qualche anno il nastro della mia vita, lasciandomi abbracciare dai ricordi del 1992, m’incammino verso la Cattedrale, sempre splendida nella sua maestosità, per poi proseguire fino al vicino palazzo d’Orleans, dall’immutato fascino secolare, oggi sede del governo regionale. Dopo un frugale pranzo, concluso con l’immancabile cannolo farcito con ricotta e canditi, mi avvio a concludere questa brevissima visita imboccando via Maqueda per raggiungere il teatro Massimo e piazza Politeama, un tempo meta ultima delle mie lunghe passeggiate serali alla ricerca di posti nuovi in cui cenare insieme agli amici.
Palermo: Falcone e Borsellino
Mentre mi avvio verso la macchina in un subbuglio di emozioni, m’imbatto per caso nello splendido murale realizzato su un prospetto dell’istituto nautico, riproduzione della celeberrima foto del fotografo
Tony Gentile, in cui Falcone e Borsellino sorridono complici in uno dei loro rari momenti di serenità. È stato bello e nello stesso tempo malinconico tornare a Palermo a distanza di anni, in questa città che ho sempre considerato un grande museo multietnico a cielo aperto, vista la varietà di stili architettonici che la rendono unica nel suo genere. L’ho vissuta in uno dei suoi momenti più tragici della sua storia, con una sorta d’angoscia nel cuore. Riviverla oggi, anche se per poche ore, con l’animo più sereno, mi ha permesso di vederla sotto un’altra luce, libero da preconcetti e con quella sana curiosità che mi stimola a tornarci quanto prima.
Articolo di Giuseppe Greco
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